tag:blogger.com,1999:blog-56381386305032081892024-03-13T13:30:43.744+01:00Ripensandoci...pensieri, parole, opere e omissioniRcdhttp://www.blogger.com/profile/06988795292937729286noreply@blogger.comBlogger8125truetag:blogger.com,1999:blog-5638138630503208189.post-57983038384697083742012-08-03T17:10:00.000+02:002012-08-03T18:51:47.279+02:00Chi s'arrende non scrive. La vita agra di Luciano Bianciardi<span style="font-size: large;"><b>INDICE</b></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;">Introduzione del 1995</span><br />
<span style="font-size: large;">Introduzione del 2001 </span><br />
<span style="font-size: large;"> </span><br />
<span style="font-size: large;">1. Due Bianciardi al prezzo di uno </span><br />
<span style="font-size: large;">2. «Il mondo va così, e va male» </span><br />
<span style="font-size: large;">3. La «diseducazione sentimentale» </span><br />
<span style="font-size: large;">4. La giornata d'un traduttore </span><br />
<span style="font-size: large;"> </span><br />
<span style="font-size: large;">Bibliografia</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;"><b>Introduzione del 1995</b></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;">Intrecciando l'analisi dell'Io – nei suoi rapporti col protagonista e l'autore – e l'analisi della struttura del romanzo, si è tentato di mettere in luce come l'elemento autobiografico determini la struttura della <i>Vita agra</i>.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;">R.A. </span><br />
<span style="font-size: large;">Ancona, maggio 1995<b> </b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b>Introduzione del 2001</b></span><br />
<span style="font-size: large;"> </span><br />
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-->
</style>
<br />
<div class="western">
<span style="font-size: large;">A sei anni di distanza dalla stesura di questo
saggio, ho avvertito l'esigenza di trasformarlo in un sito e di
metterlo in rete, perché le parole di Luciano Bianciardi, scrittore
anarchico toscano che negli anni Sessanta, in pieno miracolo
economico, pubblicò il romanzo <i>La vita agra</i>, sono oggi, con
l'avvento delle destre al governo (e la promessa di un nuovo boom
economico), attuali e, soprattutto, utili per <i>vedere</i> e <i>capire</i>
il mondo che ci circonda. Per coloro che già hanno letto questo
divertente e amaro romanzo (di ambientazione milanese), il sito può
essere l'occasione per approfondire la conoscenza di Bianciardi; per
tutti gli altri, sarà uno stimolo (mi auguro) per incontrare questo
scrittore dissacrante e apprezzare la sua <i>Vita agra</i>.</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">R.A. </span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Ancona, maggio 2001</span></div>
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
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<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><b>1.
DUE BIANCIARDI AL PREZZO DI UNO.</b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Ci sono due Bianciardi
nella </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Vita
agra</i></span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.
L'elemento autobiografico, si sa, è uno degli assi portanti della
narrativa bianciardiana. Tuttavia, se nel </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Lavoro
culturale</i></span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote2sym" name="sdfootnote2anc"><sup>2</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
e nell'</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Integrazione</i></span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote3sym" name="sdfootnote3anc"><sup>3</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
l'autore aveva allontanato da sé la materia spartendosi tra due
protagonisti, Luciano e Marcello; ora, in questo terzo lavoro,
Bianciardi concentra la narrazione su un singolo protagonista
riempiendo così quell'intercapedine, quello spazio divisorio
precedentemente aperto tra sé e la storia raccontata. Effetto
immediato è il sovrapporsi, in un unico Io, di autore e narratore e
protagonista. Talché, leggendo la saggistica che ruota attorno alla
</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Vita agra</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
ci accorgiamo che i critici, fin dai primissimi articoli in terza
pagina usciti a meno di dieci-quindici giorni dalla pubblicazione del
romanzo, parlano dell'Io narrante indifferentemente attribuendolo
all'autore come al protagonista. Ma questo appiattimento dell'autore
sul protagonista, se viene esteso all'intero arco temporale entro cui
si snoda la narrazione (una decina d'anni circa, e cioè dall'arrivo
di Bianciardi a Milano nel 1954, al 1962, anno in cui Bianciardi
scrive </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
vita agra</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">),
questo appiattimento, dicevo, se generalizzato non è accettabile. La
coincidenza tra il Bianciardi-autore e il Bianciardi-protagonista</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote4sym" name="sdfootnote4anc"><sup>4</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
si realizza invece lungo l' asse temporale della vicenda narrata; che
non coincide, si badi, con l'asse sintagmatico del romanzo. Infatti,
la scansione con cui ci vengono dati gli elementi della storia è un
</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>ordo
artificialis</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
che non rispetta il ritmo logico-cronologico dell'</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>ordo
naturalis. </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Così,
già nei primi capitoli, Bianciardi ci dà, con la sapienza del
B-1962, tutti gli elementi della storia e della polemica. Ciò
significa che il B-autore e il B-protagonista coincidono. La
sfasatura avviene invece nei capitoli centrali, dove il B-autore,
nella sua furia iconoclasta, fa a pezzi anche il se stesso
protagonista, quel Bianciardi ingenuo e idealista salito a Milano
dalla provincia di Grosseto. Ed è proprio in virtù di questa
sfasatura che l'autore ha la facoltà di riviversi, ma col senno di
poi, e di analizzare quindi il cammino che ha portato il
B-protagonista verso il B-autore, cioè, verso il se stesso che ora
scrive. Una volta ultimato il percorso e ristabilita l'unità, al
B-autore-protagonista non resta che analizzare il se stesso attuale:
ci racconta così la giornata d'un traduttore.</span></div>
<div style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Ma passiamo senz'altro a
vedere più da vicino le tre parti in cui ho suddiviso il romanzo.</span></div>
<div id="sdfootnote1">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
L. Bianciardi, </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>La
vita agra</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
(1962), Milano, Rizzoli, 1993. Da questa edizione le citazioni a
seguire nel testo.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote2">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">2</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">.Id.,
</span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>Il
lavoro culturale</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
(1957), Milano, Feltrinelli, 1991.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote3">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote3anc" name="sdfootnote3sym">3</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Id., </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>l'integrazione,
</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">Milano,
Bompiani, 1960.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote4">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote4anc" name="sdfootnote4sym">4</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Per comodità abbrevierò: B-autore, B-protagonista e simili.</span></div>
</div>
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<style type="text/css">
<!--
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</style>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 0; widows: 0;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><b>2.
«IL MONDO VA COSI’, E VA MALE»</b></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">(Analisi
della prima parte del romanzo: capp. I, II, fino a p. 43 del cap.
III).</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">E’ la presenza, in questi
capitoli, di tutti gli elementi della storia e della polemica a
rivelare la sovrapposizione del B-autore al B-protagonista. Le prime
quarantatré pagine del libro sono infatti una miniera di
informazioni date, però, con quella scioltezza colloquiale propria
di una comunicazione tra due interlocutori che ne conoscono il
contesto. Dando per scontato, anzi fingendo di dare per scontata
questa situazione comunicativa, Bianciardi può aprire il romanzo
avviando un discorso che scorre lungo un itinerario, sviluppato
prevalentemente per associazione di idee. Il lettore viene così
investito da uno sfogo polemico che aggredisce tutta la vicenda
milanese e immediatamente pre-milanese dell'Io narrante. Ecco allora
un accavallarsi di nomi, fatti, luoghi, co tortuoso me è tipico che
accada quando ci si abbandoni, dopo lunga sopportazione, alla rabbia
verbale. In queste pagine, infatti, il discorso non segue un ordine
logico-cronolgico ma si apre e si dirama in modo caotico, seppur non
privo, di tanto in tanto, di lucidi snodi. Sarà poi nel prosieguo
del romanzo, specie nei capitoli centrali, che Bianciardi
ridistribuirà, ricollocandoli ordinatamente, i nomi i fatti, i
luoghi, in una narrazione più lineare seppur non meno aggressiva.</span></div>
<div style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Andiamo dunque a vedere
alcune delle notizie anticipate in questi capitoli d'apertura.</span></div>
<div style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-align: left; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Casa mia è sempre stata
aperta a tutti, e prima di</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">avere una casa ho accettato persino di
stare in</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">subaffitto dai Fisslinger e lo so io cosa mi hanno</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">fatto
patire, quei due , tedeschi nell'animo come</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">erano, loro sud-tirolesi
(p. 29).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Il lettore viene informato
in queste poche righe di una «casa mia», che è quella stessa dive
il B-autore ora, 1962, vive e scrive questo romanzo. Ma chi legge
viene pure a sapere che prima di quella «casa mia» vi era stata la
convivenza con la famiglia altoatesina dei Fisslinger; una convivenza
difficile che si interromperà bruscamente. Nelle pagine precedenti,
intanto, l'Io narrante aveva già raccontato, esordendo con una
profonda digressione etimologica su Brera, della sua vita in quel
quartiere. Ecco, dunque, che il tracciato Brera —> Fisslinger —>
«casa mia», esposto in ordine cronologico nei capitoli centrali, è
già qui tutto anticipato. Ma ancora:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> L'amicizia di due uomini è
più forte di una</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">preghiera, sì, ma quando compare Anna e sorride
nel</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">sole, allora già in quell'amicizia qualcosa si è</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">incrinata,
perché io sono di Anna e Carlone... sa che</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">domani Anna sarà più
forte di lui... Anna binda nel</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">sole e grande e chiara. Io le stringo
il braccio sotto il</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">mio, fiero perché Anna è bella e tutti sappiano
che è</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">mia, soltanto mia (p. 25).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Anna, che sarà poi la
«compagna di barella», è già tutta in queste poche frasi che
ritornano, quasi testualmente, nei capitoli centrali:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> ero orgoglioso di sfilare
davanti alla gente eccitata</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">con sotto braccio una bella figliola
così. Me la</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">guardavano tutti: aveva i capelli biondi annodati</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">sulla
nuca, e teneva alto il viso piccolo e chiaro...</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">sembravamo proprio
una coppia, una bella coppia, e</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">io fui ancora orgoglioso, di avere
con me Anna, e</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">che tutti me la guardassero (p. 60).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">La figura di Anna, qui, nel
capitolo III, non è che una delle tante notizie e divagazioni che
Bianciardi riversa sul lettore associando idee e immagini liberamente
perché, come dice l'Io narrante, «un discorso tira l'altro e si
arriva...» (p. 24): si arriva, partendo dal «moro», metafora
dell'«anima nera» del padrone, «il padrone moro Timber Jack» (p.
30) appunto, a parlare dell'indole antirazzista dell'Io narrante
stesso, dando subito al lettore un assaggio della violenza satirica
con cui, più oltre, verrà dissacrata la categoria dei «ragionieri»:
colonna portante del miracolo economico italiano e, nella
fattispecie, milanese.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Numerosissime sono dunque
le informazioni disperse nel groviglio di questi primi capitoli:
nomi, fatti, luoghi che ritorneranno puntualmente nello svolgimento
della narrazione. In questo magma di notizie, ve ne sono alcune,
però, che anziché anticipare il "futuro", ragguagliano il
lettore circa il "passato": spiegano, cioè, i motivi per
cui l'Io narrante risiede da alcuni anni a Milano. Ecco allora saltar
fuori per intero la tragedia della miniera di Montemassi, presso
Montecatini val di Cecina che pochi conoscono «e infatti molti
preferiscono credere che il paese [da cui prende il nome l'industria
del «torracchione»] sia l'altro, l'omonimo, il famoso, dove da
almeno un secolo i benestanti vanno a purgarsi» (p. 33): Montecatini
Terme, appunto. Nel 1956, Bianciardi, in collaborazione con Carlo
Cassola, aveva pubblicato un'indagine sui minatori della Maremma</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><b>.</b></span></sup><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.
Gli erano note, pertanto, le gravi responsabilità della Montecatini
in relazione alla morte dei quarantatré minatori, alcuni dei quali
suoi amici. Con competenza e sarcasmo, questa verità ritorna ora
nelle pagine del romanzo, dove un riso satanico e demitizzante,
carico di indignazione morale, mette alla berlina i tentativi, allora
in voga «per... una libidine neocapitalistica» dei padroni, di dare
all'industria un volto umano, svelandone l'ipocrisia di fondo. Le
«umane relazioni», agli occhi di chi narra, altro non sono che un
facsimile dei reali rapporti umani: perché «qui non era storia di
rapporti fra uomo e uomo, fra operaio e dirigente e ditta, ma fra
uomo, giorno e tonnellata» (p. 36). </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Anche la polemica, come già
gli elementi della storia incontrati nella prima parte del romanzo,
ritorna poi nei capitoli centrali. Contro la menzogna dei padroni:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Come qualcuno forse
ricorda, in quegli anni si</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">parlava moltissimo di automazione, di
produttività,</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">di seconda rivoluzione industriale e di umane</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">relazioni. Pareva che tutti i rapporti, produttivi e</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">umani, dovessero
cambiare, mentre poi hanno</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">ricominciato – e forse non hanno mai
smesso – a</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">prendere gli operai, senza tante inutili storie, a calci</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">nel culo (p. 127);</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">oppure più
specificatamente contro la Montecatini, di cui, tuttavia, non viene
mai rivelato il nome ma solo alluso:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Poiché l'impresa non era
abbastanza redditizia, pur</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">di chiuderla hanno ammazzato quarantatré
amici</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">tuoi, e chi li ha ammazzati oggi aumenta i dividendi</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">e apre a
sinistra (p.157).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Se l'andamento del
discorso, come visto fin qui, si è svolto nella parvenza d'una
chiacchierata, dove «un discorso tira l'altro»; vi sono tuttavia
alcuni snodi che definirei lucidi, controllati</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote2sym" name="sdfootnote2anc"><sup>2</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.
Sono quei momenti in cui la narrazione, che fluisce altrimenti
scorrendo sciolta da un argomento all'altro, improvvisamente
s'arresta per ripartire quindi bruscamente in altra direzione .Un
esempio lo troviamo al termine della lunga descrizione di vita
bohémienne nel quartiere di Brera. Sentiamo l'attacco:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Non fu così, certamente,
ma così avrei potuto</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">pensare e scrivere, dieci anni or sono, la
serata in</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">casa del pittore con Ettorino e Carlone... (p. 26);</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">uno stacco netto,
evidenziato anche tipograficamente dalla doppia spaziatura, che
introduce a un'ampia parentesi metaletteraria. Di rilevante
importanza è il secondo di questi snodi controllati. Innanzitutto
perché si presenta nella forma del riepilogo, consentendo così al
lettore di fare il punto della situazione, dopo che trenta pagine di
informazioni disordinate l'hanno investito</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote3sym" name="sdfootnote3anc"><sup>3</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.
Ma quel che più conta è l'introduzione del tema della «missione»
che qui, seppur non svelata nei dettagli, dà modo all'Io narrante di
recuperare il dramma di Montemassi:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 100%; margin: 0.07cm 2.5cm 0cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> io non ero venuto su non
dico per raccomandarmi ai</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">mori, ma nemmeno per contare le dita ai</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">bibliotecari... Non ero venuto su per documentarmi</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">sulla
rotacizzazione della dentale intervocalica...</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Non ero venuto su per
guardare l'osso sacro di</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Carlone...Non ero venuto su per fare il
verso al</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Querouaques... non ero venuto su per offrire i miei</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">servigi
al moro...</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
missione mia era ben altra</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
(pp.</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">30-31).</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote4sym" name="sdfootnote4anc"><sup>4</sup></a></span></sup></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">E infine il terzo di questi
snodi:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Ora appunto io venivo ogni
giorno a guardare il</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">torracchione di vetro e di cemento... La
missione</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">mia...era questa: far saltare tutti e quattro i palazzi e,</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">in ipotesi secondaria, occuparli, sbattere fuori le</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">circa duemila
persone che ci lavoravano... (p. 41).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Anche per la tripartizione
del romanzo si può parlare di snodi narrativi. Questi per la
collocazione e il contenuto, assumono il valore d'un vero e proprio
segnale. Segnano e segnalano, infatti, il confine tra la prima, la
seconda e la terza parte. Non solo: in entrambi i casi, questi snodi
si collocano al termine di progetti velleitari o deliri utopici,
quando l'autore, cioè, raggiunto l'apice della tensione
fantastico-rivoluzionaria, sembra improvvisamente accorgersi che
purtroppo «il mondo va così. Cioè male. Ma io non ci posso fare
nulla»</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote5sym" name="sdfootnote5anc"><sup>5</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Ma intanto bisognava
guadagnarsi lo stipendio (pp. </span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">43-44);</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">è la frase che il lettore
trova proprio a ridosso del progetto di far esplodere col grisù il
«torracchione» della Montecatini, in chiusura della prima parte del
romanzo. Chiude la seconda:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin: 0.07cm 2.5cm 0cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Nell'attesa che ciò
avvenga, e mentre vado</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">elaborando le linee teoriche di questo mio</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">neocristianesimo a sfondo disattivistico e</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">copulatorio, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>io
debbo difendermi e sopravvivere</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
(p.</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">163).</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote6sym" name="sdfootnote6anc"><sup>6</sup></a></span></sup></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Dopo la costatazione amara
espressa in queste frasi, per l'autore è sempre un ricominciare
daccapo. La prima volta, ricomincia a narrare, ordinatamente e
dettagliatamente, la storia che, scompostamente, aveva già esposto
nella prima parte: Bianciardi ci racconta così la sua «diseducazione
sentimentale»</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote7sym" name="sdfootnote7anc"><sup>7</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.
Quindi, eccolo nuovamente daccapo a ridistribuire, per la terza
volta, gli affanni di questa «vita agra». Non più, ora, nell'arco
ampio del suo decennio milanese, ma nel giro stretto delle
ventiquattro ore, della giornata d'un traduttore.</span></div>
<div id="sdfootnote1">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
L.Bianciardi, C. Cassola, </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>I
minatori della Maremma</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">,
Bari, Laterza, 1956.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote2">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">2</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Naturalmente, è quasi superfluo rammentarlo, nulla è lasciato al
caso. Voglio dire che l'andamento sbrigliato, messo in luce in
questa breve analisi, è frutto di una precisa volontà dell'autore.
E’ solo per comodità, dunque, che utilizzo il termine
"controllato": per mettere in risalto, cioè, le diversità
che pur esistono tra ciò che si è fin qui visto e le parti che mi
accingo ora ad analizzare.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote3">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote3anc" name="sdfootnote3sym">3</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Il riepilogo, ricorrente nella </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>Vita
agra</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">,
è in Bianciardi un accorgimento tecnico-stilistico che svolge
funzioni diverse. Intanto è utile al lettore, come visto; mentre
dalla prospettiva dell'Io narrante, si presenta come un resoconto
amaro, espressione dell'impotenza davanti agli eventi del mondo.
Altre volte assume un tono ironico e va a pungere il bersaglio di
turno. Sempre, funge da snodo narrativo. Ne sono alcuni esempi le
pagine 30-31, 53, 55, 73, 156-157.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote4">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote4anc" name="sdfootnote4sym">4</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Corsivo mio.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote5">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote5anc" name="sdfootnote5sym">5</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
M. Terrosi, </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>Bianciardi
com'era (Lettere di Luciano Bianciardi ad un amico grossetano)</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">,
Grosseto, Il paese reale, 1974, p. 43.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote6">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote6anc" name="sdfootnote6sym">6</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Corsivo mio.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote7">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote7anc" name="sdfootnote7sym">7</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Così scrive Bianciardi in una lettera de 26 aprile 1961: «Ho in
animo di buttar giù una grossa pisciata in prima persona sulla
avventura milanese, sul miracolo italiano, sulla diseducazione
sentimentale che è la sorte nostra d'oggi». Poi, l'8 agosto 1961,
in un'altra lettera, scriverà: «E il prossimo libro che scrivo ti
giuro che ce le metto tutte, e ti faccio la storia della
diseducazione sentimentale in Italia, al tempo del "Miracolo"»
(M. Terrosi,</span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>Bianciardi
com'era</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
cit., pp. 23 e 25; virgolette dell'autore).</span></div>
</div>
<span style="font-size: large;"> </span><br />
<br />
<style type="text/css">
<!--
@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
A.sdfootnoteanc { font-size: 57% }
-->
</style>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><b>3.
La «DISEDUCAZIONE SENTIMENTALE».</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">(Analisi
della seconda parte del romanzo: da p. 44 del cap. III a p. 163 del
cap. X)</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Nella prima parte del
romanzo, come si è tentato di dimostrare, c'è sovrapposizione tra
il B-autore e il B-protagonista. E’ dunque il Bianciardi disilluso
chi narra, il Bianciardi del 1962, quello che ha già sbattuto la
faccia contro il muro liscio dell'indifferenza milanese; quel muro di
«omertà, cricca, mafia, società d'affari»</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
che ha fatto a pezzi il suo sogno giovanile «di star della parte dei
badilanti e dei minatori», perché «se in qualche modo la mia poca
cultura può giovare al loro lavoro, alla loro esistenza, stimerò
buona questa cultura»</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote2sym" name="sdfootnote2anc"><sup>2</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.
Bianciardi credeva dunque nella possibilità di un rinnovamento
sociale realizzabile con il contributo anche della cultura . Sono gli
anni del secondo dopoguerra, anni in cui la classe intellettuale,
uscita vincitrice dalla Resistenza, s'era illusa di viver un momento
mitico: la fondazione di una nuova società, di una nuova umanità.
Ma quest’entusiasmo si reggeva su un troppo facile ottimismo che di
lì a qualche anno avrebbe lasciato spazio solo all'amarezza:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin: 0.07cm 2.5cm 0cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Stiamo tirando le somme di
quella colossale</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">fregatura che è stato il dopoguerra</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote3sym" name="sdfootnote3anc"><sup>3</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Primi cirri di questa
amarezza saranno </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Il
lavoro culturale</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>L'
integrazione</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
romanzi-pamphlet carichi d'un'ironia spietata che nessun colpo
risparmierà a questa generazione di vincitori e sconfitti a un
tempo. Ma la vera tempesta scoppierà nel 1962, dopo dieci anni circa
d'incubazione: </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
vita agra.</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
Già, perché ora Bianciardi sa che sarebbe da sciocco, da
incosciente, continuare a credere, o solo sperare, in una cultura
capace di «giovare» al lavoro e all'esistenza dei badilanti, dei
muratori, dei minatori.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Infatti, la cultura del
miracolo economico è quella dei Fernape, di quegli intellettuali che
vivono nel limbo « d'un nobile castello, sette volte cerchiato
d'alte mura»</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote4sym" name="sdfootnote4anc"><sup>4</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.
Lo si chiami muro o fossato, resta il fatto che tra il ceto
intellettuale e il popolo erano tornate quell'incomunicabilità,
quell'incomprensione – e forse anche diffidenza – che pure il
momento magico della Resistenza aveva eliminato. Non c'è da stupirsi
allora, se per questi "fernapizzati" il crollo della
miniera sotto Montemassi con i suoi quarantatré morti non è una
tragedia bensì un «buon tema». La tragedia sta, semmai, nel
«pericolo di cadere nel solito neorealismo» (p. 45) provocando
un’involuzione culturale, un processo antistorico. Guai a
ostacolare il «passaggio dal neorealismo al realismo, dalla cronaca
alla storia» (p. 46).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Infatti, la cultura del
miracolo italiano è quella della stampa che vive solo nella notizia
quotidiana per cui, anche «per il settore sociologico» quella di
Ribolla è ormai « invecchiata come notizia. A meno che non si trovi
un aggancio di attualità, non so... un nuovo scoppio, un'agitazione»
(p. 44).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Infatti, la cultura del
miracolo economico italiano è quella che, in seno alla sinistra, si
conforma ai princìpi politici esposti dalla togliattizzata vedova
Viganò: «Oggi la lotta è delle masse. In parlamento, sui luoghi di
lavoro, ciascuno al suo posto»; e chi sgarra, chi non è fedele alla
linea, è un «opportunista», è un «deviazionista», uno che vuol
affermare una propria «linea individuale, una ... ideologia
personale, contro quella del partito» (p. 51).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">C'era dunque da stupirsi?
Bianciardi, che crede nel modello dell'intellettuale organico;
Bianciardi che per nulla è "fernapizzato", si stupisce
eccome. Anzi: è lo stupore una sorta di congegno stilistico che il
B-autore applica agli occhi dell'Io narrante, generando quell'effetto
di straniamento che realizza una visione ridicola e drammatica del
contesto sociale. Così, tra spunti esilaranti e spigoli d'amarezza,
il lettore assiste all'iniziazione, anzi alla «diseducazione
sentimentale» che in questi sette capitoli centrali trasformerà il
B-protagonista, ingenuo e volenteroso, nel B-autore: uomo disilluso e
disperato.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">La narrazione di questo
"viaggio" si dipana rispettando l'ordine logico-cronologico
degli eventi: è in questa dimensione temporale che si muove il
B-protagonista. Tuttavia, l'andamento logico-cronologico è
ripetutamente spezzato dell'irrompere della dimensione temporale del
B-autore, collocato, come sappiamo, nel 1962. Alle due diverse
dimensioni temporali corrispondono due diversi Io narrante, ciascuno
con il proprio carico d'informazione e relative prospettive sul
reale. Ora, trattandosi d'un romanzo ad alto contenuto
autobiografico, la variabile "informazione" risulta
informata dalla porzione di esistenza realmente esperita del
B-storico: cioè dal Bianciardi in carne e ossa e psicologia</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote5sym" name="sdfootnote5anc"><sup>5</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.
L'oscillazione dell'Io narrante – ora nella dimensione temporale
del B-autore, ora in quella del B-protagonista – si coglie proprio
nei repentini mutamenti di prospettiva (giudizi sul mondo, illusioni,
speranze via via deluse, eccetera) strettamente vincolata alla
quantità d'informazione/esperienza posseduta dell'Io narrante
stesso. Avremo pertanto:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- narratore >
personaggio; quando l'Io narrante si trova nella dimensione
tempo/informazione del B-autore, il cui carico di esperienza è fisso
al 1962;</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- narratore = personaggio;
quando l'Io narrante è situato nella dimensione tempo/informazione
del B-protagonista, con un carico di esperienza che cresce in
proporzione allo svolgersi della narrazione dei capitoli centrali,
fino a coincidere col B-autore del 1962. Lo scarto che si realizza
tra le due diverse prospettive/quantità d'informazione, permette al
B-autore-1962 di prendere le distanze dal B-protagonista e, quindi,
di ironizzare sul se stesso del passato. Capita sovente di assistere
a situazioni tipo questa:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> No, per intendere la
città, per cogliere al di sotto</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">della sua tesa tetraggine il vecchio
cuore di cui</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">favoleggiavano, occorreva – </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>adesso
lo capivo</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
– fare</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">la vita grigia dei suoi grigi abitatori, essere come</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">loro,
soffrire come loro. Far vita di quartiere...</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Adesso
capivo</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
che sarebbe stato inutile e sciocco far</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">esplodere io da solo... la
cittadella del sopruso, della</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">piccozza e dell'alambicco. No,
bisognava allearsi</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">con la folla del mattino, starci dentro,
comprenderla,</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">amarla, e poi un giorno sotto, tutti insieme.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin: 0.07cm 2.5cm 0cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Perciò io ero contento di
abitare in questa periferia</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">popolana e laboriosa, di vivere in casa
con una</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">coppia tipica di immigrati da una zona</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">sottosviluppata,
l'Alto Adige o Tirolo meridionale</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">che dir si voglia, come erano
appunto i coniugi</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Fisslinger. I quali innanzi tutto fabbricarono con</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">quattro vecchie tavole due stipetti da tenere</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">nell'ingresso e riporci
le scarpe, entrando da fuori.</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Perché entrando da fuori, se non
volevamo sporcare</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">le mattonelle lucidate a cera, conveniva togliersi
le</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">scarpe e infilare le ciabatte, che lì all'Upim si</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">trovavano, da
uomo e da donna, per poche centinaia</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">di lire (pp. 94-95)</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote6sym" name="sdfootnote6anc"><sup>6</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Leggendo con attenzione
questo passo, si possono notare diversi gradi di
coscienza-informazione, e quindi di tempo-esperienza, del
protagonista: mutamenti, cioè, che si realizzano esclusivamente nel
piano del B-protagonista.Il doppio sintagma «adesso capivo»,
infatti, segnala che il B-protagonista, coincidente con l'Io
narrante, è, nel suo viaggio esperienziale verso il B-autore, a uno
stadio – temporale, di coscienza e di quantità di informazione
posseduta – più avanzato rispetto al B-protagonista –
velleitario bombarolo – delle pagine precedenti. Tutto questo lo
vedremo comunque meglio più oltre, quando analizzerò le tappe di
questa «diseducazione sentimentale». Per ora, ci interessa sapere
che chi sta parlando è il B-protagonista. Dunque a lui va attribuito
l'Io narrante che dice: «Perciò io ero contento... ecc.». Ma è
proprio adesso che, maliziosamente, la voce del narratore comincia a
calzare progressivamente quest'aria di felicità familiare, fino a
farle assumere, per eccesso di serietà, i colori propri della
parodia. Succede che il B-autore, dall'alto della sua
esperienza-1962, subentra al B-protagonista, cronologicamente situato
in posizione più arretrata, portando con sé una diversa prospettiva
di giudizio sul reale. Non si dimentichi infatti che nel secondo
capitolo, il B-autore si era già lamentato di questa convivenza:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> ho accettato persino di
stare in subaffitto dai </span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Fisslinger e lo so io che cosa mi hanno fatto
patire,</span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">quei due... (p. 29).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Insomma: il B-protagonista,
qui, crede davvero che «per intendere la città... [occorra] fare la
vita grigia dei suoi grigi abitatori», e s'illude pertanto che «di
qui sarebbe nata la solidarietà... contro i torracchioni del centro,
contro i padroni mori e timbergecchi» (p.95). Ma a tutto ciò, per
esperienza, il B-autore non crede più.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">In altri casi, i diversi
piani temporali, non sfumano uno nell'altro: si assiste allora
all'irrompere deciso del B-autore. Tipiche, in questo senso, sono le
divagazioni di carattere, diciamo così, socio-politico, profferite
quasi sempre, per l'appunto, dal B-autore. Si veda la lunga
riflessione sul coito che, ridotto a mero «ideogramma», è
considerato la causa prima della noia, della spersonalizzazione,
«dell'attivismo vacuo... ateleologico della civiltà... Questo vuole
la classe dirigente...muoversi all'infinito...Ma io so che la noia
finirebbe nell'attimo in cui si ristabilisse la natura veridica del
coito. Lo so, finirebbe anche la civiltà moderna» (pp. 63-64-65). A
questo punto, terminata la riflessione, l'Io narrante dichiara:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 100%; margin: 0.07cm 2.5cm 0cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Son cose queste che
soltanto </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>adesso</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
io, e con </span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">visibile sforzo, riesco a mettere sulla carta ed </span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">esprimere
a parole, ma le scoprimmo vivendole, </span><br />
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Anna e io... (p. 67)</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote7sym" name="sdfootnote7anc"><sup>7</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">L'avverbio di tempo
«adesso» indica qui l'istante stesso della stesura della </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Vita
agra</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
cioè il 1962. Ma vien detto pure, tuttavia, che vi è stato un
tragitto esperienziale («le scoprimmo vivendole») per giungere al
romanzo, cioè alla chiara presa di coscienza della propria
esperienza. E’ dunque al Bianciardi che scrive, e quindi
all'autore, che va riferito l'Io narrante. E questo perché,
l'avverbio «adesso», è molto più avanti negli anni rispetto al
sintagma «adesso capivo» legato, come sopra abbiamo visto, al
B-protagonista e perciò necessariamente indicante un tempo
anteriore.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Anche nella seconda parte
del romanzo, come già nella prima, vi è una digressione di
carattere metaletterario:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Lo so, direte che questa è
la storia di una nevrosi, la cartella clinica di un'ostrica malata
che però non riesce nemmeno a fabbricare la perla... E’ vero, e di
mio ci aggiungo che questa è a dire parecchio una storia mediana e
mediocre, che tutto sommato io non me la passo peggio di tanti altri
che gonfiano e stanno zitti. Eppure proprio perché mediocre a me
sembrava che valeva la pena di raccontarla. Proprio perché questa
storia è intessuta di sentimenti e di fatti già inquadrati dagli
studiosi, dagli storici sociologi economisti, entro un fenomeno
individuato, preciso ed etichettato. Cioè il miracolo italiano (p.
156).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">E’ quasi superfluo
precisare che l'Io narrante e il B-autore sono qui sovrapposti.
Tuttavia, a sciogliere ogni residuo dubbio, c'è sempre il periodo
conclusivo dell'articolo che Bianciardi scrisse per la rubrica
</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Nascita di
uomini democratici</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
nella rivista di Luigi Russo, nel 1952, dove i riscontri sono quasi
testuali:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin: 0.07cm 2.5cm 0cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Non mi pare di aver detto
grandi cose,... so bene di essere, senza modestia, un uomo mediocre,
eguale, né migliore né peggiore di centomila altri come me. Ma
appunto per questo io credo che la mia testimonianza abbia qualche
interesse, perché è tipica della mia generazione</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote8sym" name="sdfootnote8anc"><sup>8</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">;</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">una generazione, questa,
che ora, 1962, è completamente avvinta al neocapitalismo, come </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
vita agra </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">testimonia.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Si è visto fin qui che gli
eventi narrati nella parte centrale si susseguono, almeno nelle
grandi linee (ad esempio: vita a Brera </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">—</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">>
casa dei Fisslinger </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">—</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">>
«casa mia») rispettando l'ordine logico-cronologico. Allo stesso
modo, il lettore assiste al realizzarsi della «diseducazione
sentimentale» che avviene per tappe:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- l'Io narrante è a Milano
per far saltare in aria la Montecatini;</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- incontra la realtà
culturale degli "intellettuali-ragionieri", simbolicamente
incarnati nel dottor Fernape;</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- incontra la politica di
sinistra, emblematicamente rappresentata dalla vedova Viganò;</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- ha un fugace contatto con
gli operai "invisibili" di Milano; difficilmente
incontrabili da chi lavora in redazione; metafora della reale
frattura tra intellighenzia e proletariato. Ma simbolo anche, questi
operai grigi, «con gli occhi gonfi, in marcia spalla a spalla», che
«sfilano a passi lesti», assonnati e frettolosi, «senza voltare
gli occhi attorno... intabardati, con una sciarpa di lana al collo, o
il passamontagna calato sugli occhi,... uomini grigi... che non
rallentano la marcia... e continuano ad arrancare» (p. 54); simbolo,
dicevo, del lavoro alienato e alienante della società industriale;</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- incontra la vita
aziendale, tutta fondata sui «rapporti di forza con cui fare i
conti» (p.69); un lavoro, anche questo, non meno alienato e
alienante di quello operaio;</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- incontra i «grigi
abitatori» di Milano: «Adesso capivo... bisognava allearsi con la
folla» (p.95), e l'Io comprende la velleità del suo progetto
dinamitardo. Ma ben presto la «folla» si rivelerà per quel che
veramente è: «non... uomini, ma pesci,... ectoplasmi, baccelloni di
ultracorpo» (p. 116), e, ancora, «larve», «fantasmi»;</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- incontra l'egoismo e
l'indifferenza quotidiani, simbolicamente dati nell'episodio
dell'ubriaco</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote9sym" name="sdfootnote9anc"><sup>9</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
che porteranno l'Io a esclamare: «Tutti badavano ai fatti loro...
Ingenuo ero io a meravigliarmene... Il mondo è fatto in questo modo,
non l'avevo ancora capito?» (p. 103);</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- incontra la morte: prima
negli amici suicidi, che i colleghi «scancellano», e poi nell'amico
Enzo, che non aveva il «vizio assurdo... no, Enzo voleva campare,
conoscere gente, andarci d'accordo... e invece... morì» (pp.
152-153-154);</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">- il viaggio è finito e
l'Io dichiara: «Nel frattempo sono diventato anch'io come gli altri,
non ho tempo per i guai del prossimo» (p.154).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">La «diseducazione
sentimentale» è dunque compiuta; il B-protagonista si è
ricongiunto col B-autore. Da cui, per sillogismo, si dovrebbe
concludere che il B-1962, il B-storico, l'autore insomma del romanzo,
sarebbe, a questa altezza cronologica, un perfetto milanese. Ma
davvero abbiamo di fronte un integrato? un ectoplasma? L'Io, giunto a
Milano per adempiere alla «missione» tacitamente affidatagli da
Tacconi Otello, si è finalmente arreso al «morso» della città?
Questo sostiene la gran parte dei critici, suffragata, a quanto pare,
dalle parole profferite dallo stesso B-autore in una delle sue
ripetute irruzioni, parole rivolte proprio a Tacconi Otello:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Tacconi, lassù mi hanno
ridotto che a fatica mi difendo,... la forza che ho mi basta appena
per non farmi mangiare dalle formiche,...la vita è agra, lassù (pp.
158-159).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Non v'è dubbio, certo,
sulla stanchezza, la spossatezza di quest'ultimo Bianciardi. E
tuttavia non si può parlare di lui come di un uomo integrato nella
vita del </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>boom</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
economico. Non lo si può eguagliare ai «ragionieri» milanesi. Di
sicuro, gli è chiaro che la lotta, sia attraverso «il lavoro
culturale» che la dinamite, purtroppo non serve a mutare granché il
sistema:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Con trenta omicidi ben
pianificati io ti prometto che farei il vuoto, in Italia.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"> Ma il guaio è dopo,
perché in quel vuoto si ficcherebbero automaticamente altri
specialisti della dirigenza. Non puoi scacciarli perché questo è il
loro mestiere, e si sono specializzati sugli stessi libri di quelli
che dirigono adesso, ragionano con lo stesso cervello di quelli di
ora, e farebbero le stesse cose... E la gente continuerebbe a
scarpinare, a tafanarsi, più di prima, a dannarsi l'anima. No,
Tacconi, ora so che non basterebbe sganasciare la dirigenza
politico-economico-social-divertentistica italiana. La rivoluzione
deve cominciare da ben più lontano, deve cominciare in interiore
homine (pp.159-160).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; text-indent: -1.25cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.85cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Eppure, malgrado queste
parole, se il protagonista si fosse realmente arreso, noi, oggi, non
lo avremmo mai saputo: come nulla sappiamo delle altre milioni di
anonime «formiche» milanesi. E’ proprio la posizione di
non-integrato, che ha generato la prospettiva straniata con cui
Bianciardi ha continuato, nonostante tutto, a osservare, con occhio
spietato il mondo intorno a lui. Senza questa, il B-autore non
sarebbe mai esistito e con lui il B-protagonista e </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
vita agra</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.
Se si fosse arreso, non avrebbe scritto.</span></div>
<div id="sdfootnote1">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
M. Terrosi, </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>Bianciardi
com'era </i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">cit,pp.
25-26.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote2">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">2</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
L. Bianciardi, </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>Nascita
di uomini democratici</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">,
in «Belfagor», VIII, 4, 1953, p. 471.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote3">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote3anc" name="sdfootnote3sym">3</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
M. Terrosi, </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>Bianciardi
com'era </i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">cit,
p. 63.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote4">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote4anc" name="sdfootnote4sym">4</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Dante, </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>Inf.,
IV, </i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">106-107.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote5">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote5anc" name="sdfootnote5sym">5</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
«... la storia dell'ubriaco è vera... Tranne il particolare della
morte letta da me sul giornale... nel libro sono pochissime le cose
non vere. Non è vero per esempio la storia di me che faccio una
buca per la strada e il comune mi paga la giornata. Non è vero che
la questura mi tenne dentro tutta la notte: mi rilasciarono
immediatamente. Nient'altro, credo. Tutto il resto è vero, la mia
vita a Milano è stata così, anche il mio stato d'animo era
quello»; M. Terrosi, </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>Bianciardi
com'era</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
cit, p. 38-39, lettera del 18 ottobre 1962. Certo, non bisogna
dimenticare che si è comunque di fronte a un romanzo, non a
un’autobiografia, e che quindi è pur sempre un'invenzione
artistica. Tuttavia, ai fini della mia ricerca, ciò non influisce.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote6">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote6anc" name="sdfootnote6sym">6</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Corsivo mio.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote7">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote7anc" name="sdfootnote7sym">7</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Corsivo mio.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote8">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote8anc" name="sdfootnote8sym">8</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
L. Bianciardi, </span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;"><i>Nascita
di uomini democratici</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
cit., p. 471.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote9">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote9anc" name="sdfootnote9sym">9</a></span><span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">
Episodio, tra l'altro, vero. Cfr. n. 16.</span><br />
<br />
<style type="text/css">
<!--
@page { margin: 2cm }
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-->
</style>
<br />
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><b>4. LA GIORNATA D'UN
TRADUTTORE.</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">(Analisi della terza parte
del romanzo: da p. 163 del cap. X e cap.</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">XI)</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div class="western" style="text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">L'oscillazione
dell'Io narrante, già incontrata all'interno della seconda parte, si
verifica anche nell'arco intero del romanzo. Anzi, è in virtù della
diversa coincidenza dell'Io narrante, ora col B-autore ora col
B-protagonista, e la conseguente quantità d'informazione da lui
posseduta in relazione alla collocazione temporale, a determinarne la
tripartizione.</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><b>-Parte
I</b></span><span style="font-family: Garamond, serif;">: chi
narra possiede tutti gli elementi della storia e della polemica: ha,
cioè, il massimo carico d'informazioni. L'Io narrante è infatti il
B-autore e la sua prospettiva si sovrappone a quella del
B-protagonista. Lo schema sarà perciò:</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="CENTER" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><b>B-autore</b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><b>
—</b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><b>>
Io narrante </b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><b>—</b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><b>>
B-protagonista</b></span><sup><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a></span></sup></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><b>-Parte
II</b></span><span style="font-family: Garamond, serif;">: l'Io
narrante oscilla tra la dimensione temporale del B-autore, fissa al
1962 col relativo carico d'informazione e conseguente prospettiva, e
la dimensione temporale del B-protagonista: dimensione non fissa,
bensì in moto verso il B-1962. Lo schema di tali oscillazioni sarà
pertanto:</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-size: large;"><img alt="" height="100" 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<span style="font-size: large;"><br /></span>
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<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">mentre la direzione del
flusso informativo sarà:</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span>
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AAKABAJDFEJCBKMEHLBOKACAAAAAAAAAAAADMANDKMNEAAAAAAEABEIGJDMHJMBMKCBAMMMMGMMALEJIEJECHAJNLHCPAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKAAAAAAAAAAEAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKAAAFICCCHCDCDCLFDCAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAEBMMIDMGEDGEKJNLGFCKCCAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAIAAAAAIAAAAMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAP/8QAFBEBAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAoP/aAAgBAwEBPxADX//EABQRAQAAAAAAAAAAAAAAAAAAAKD/2gAIAQIBAT8QA1//xAAuEAEBAAIBAwMCBgIBBQAAAAABEQAhMUFRcRBhgZGhIDBAYLHwwdGQUHCA4fH/2gAIAQEAAT8Q/wC7p5fJASE7Bk+PJUCsFCzxg8GqcAL1aRXz+SKbJWodV2r+WvPgragtHUOXj1X5Autgjoe78L1gFgX7dTzx3cV/+eDp2qw29/3It14AGgAk7vxQIECBAanQOKI61zu9LBV6oHrFjh7SMDYJrvv9cEkBCIgkYkA3vXoenCOGABKXWO4nDUdxNgcU+DpnFFvotBfeg+MSJtYRTaV0A57664aKS2NFHbTy6NMRrQG9m0wZzXJwWQQAacLZ/wC84SHRxjlibBAAOatV0OgqXA40Sg3YGhrYjl37+RnSuugecMbDCnXp5F1ft0wtTJhRAOAvQxAP1wioXcVCq2EA3jZlS5Gvje9gI97iqTnsQ4+M0cytqUNVnsnzzhqoaHF3G0FS98Ayauj0R4+MBTQAIaGhSLqt9seh9RKhlG0QGaTuz7j6t8ug6ZJJkqAru2tH3yHgGo8lbL1uVzOBsM6kGx9/TjGERgPQtW3Pun8/3bb01/KJA0NG866YCFpWM0r1gXB66QGTHxkMDhyif8YLHtH4ubhOTu5zX/Q9ITsBHaZVfBfxl3SjPkHr8c5yTJTub+BgbxAU6xHOeuCpSKXZa2UwCs0JGoBDpvvi5GI2lF/hlMG3KCXfZ9ucZkBF5BH841oz8SHkSHxgYaS13CO1A+c1Qk/uT+M/s+z1cD4UfiMNU4QSLB79Mp3EIWobQeQJ8MZkBJXu49kvYiP3NNzDWhXXr3F4jcSmKs1Kg+nr90/n+7LZDiwQpQUyvfBRZyOvov3wh5zg+Xqvu79DWttQbj7OW8IFh9lUfN986SqAn+33y72wYgNcDWBhjY0Too2OFl8hFeQP0jk0kBgH964TYDsNibLXa4jheOI6ojudSYYkgqijvo2duNOJ4O6BV4AeIccHXBKEeiUvBt7W41wvXAIjwHBw6BHBxCIzvL75R4o0PogAX3bgRzjMOQhIumVKRBeYGCCoBgXwEK+biBfITNABCrlcS7aHHeId+5O+FUBYLaRQADOrXN7dhhC1GiJlHIJ9KtATrOOMfkdKfKB+iZ1Y9HpyQSbm5v1Tb5eZ4AE33X94W7lm3OKWIHfJfyjKXHA8YFuy2lrxggVw4PYP+OC3bt27a3nQYN93P7J/nN2UkIvk/wCg7lVgiPY5/ORoAKroDECTQ7HtbLgNBRRNifr7f9k/ziIcUMB8fpXSRDUXqdPyE3GhAfOLhTSmB+P1dgJQIBVemABVR4EeAVGt7GPqfEKjw7g25X6dVfxBfjA3SZgoWfQccqgI9zDOQr4Jt/Vxj53GdsQfp5zg0gpfLg2vBLPQQD8Zx9nOBVfAZe3wq7E4FCiV1g5hIeEUdpHADqoAvsgH8/ZWVQQWewHSvZkhh/WD8j8C0eVIkB1V0Gbq5grXzP5YDQUUTYnpCn96mOzQQOPy6l07CgL4fROOyCQndCYUYGTkezOHzkHRB3UL50d7kWKm0QEglKQ8YJBeL782421Lb6azS6O9P5GUuzf2JTP73sxbXgljooQ+c4NIK3yei0ZyiSEPn6mJBrYouyCHy4IWAQB6iaTNENFUp4V+2GlSwyd6jPeYvmLsSlD6MPTrLdDdcQF0uFNgZYBQArKXCJzVULP59LDD+sH4GaKyqCAT3E7R7P0Fu/fBDGumDiUSkQSxlHet4TsSZPuS2+fRaM5RJCHz9THdnI0R04Hy4bdRAUPUcKbAywCgBWUuJTSMCDtrRxm6uYK18z+WA6pP0IDfupgoih1AMPYdsPiFR4dwbcr9Oqv4gvxhh7jwd1dGHmhLEu2ivGbeMfBFn0wETf2M5Pxi4DVDPeoz4wN0mYKFn0HCKcC0ovFhnzhIopqfJjv1GBVQJrYdcPDCjMXrFQ+M6DHCtdzk+TBtzBlsKHdbvGwEUckcq6MHGtlY+x/LB/cAgdxOfQZpvCWQIk4KvOhxkyUYC8dqa2r8TABkd2Q/y/VWKf5YhvLv/OHkX8ZDUi9UZpyyYkT7QAJSHA09IGoFeQOMRJFkKLpCqEDBBdRMgoI2PY9Lf9n2Zw7luBI+TKIEMMQp8JhqIWtQT5d7oWZBbJYCh2HhuVDoAhsO7AuVyPbqxt1uqYpAXRAAzpA1wWc5QH5AdpW/Q3AY2j1Gg+xGK7572qVLLL+aIiIiIiIjFDIJeJEceeOp2Kr2oTZNGGqQWBeA3ripvu+omBSNUwPDBA742Q5vSa6q+aYpgpNYg+Aw8+jtkZuk0m5s+MN9IQNATrzbzgYmHdOqSUot4zuB2jREMLxHDWZYjB14C74uinI0s7io4CIJMMN9uMsTYlTsPldcHpW5H0/QvwPot1SjwAkE4aFyp+ihVJ2BwTFcVtmQHyb3Ul9GMuEigj8ZvwbCgKdR3uce2ct3gUTj9quOg0oK80MJV37YWfoMUpIQYJDDQNmif7LEDEDbUtdVnLgQL8uigcVu2EqHUgdM1SCwJyG980NdzDU7FV7RLsunDTNEKDQhCzt+QIiIiJeHRNinm2/hERGO7qGs0L1lnquGSIl4JV0xGkr2qtZZrszmYc0MS2C0qtTfW3GjUAci4Ycb6igj9cq3qC3HxN3OPbE1FGdBEPbbgIF+XRQOK3bBUmWjiHNsFL1d51Chek1Xa+aY4EwurQ8BUzf7JmmuMRJFkKLpCqEDBBdRMgoI2PYxsE7saJ40T98vrAxANmrtzfQTbZcmfIJ2EA45XeQftNAsHoozjkW5rlozg/3GPZY9GUKpvtgCovfdUfk9AeeM2uXZSVGiDJIYCJUzgkVECqklw7GBAzRZ5cNi3QnQFpEANYk/A8Ebax33cfKM32P9W9G2CSgZwoPch18hgdBr2w4gwGgA/VWcNlWAuqo/DiFhYAA6ADa7ZAuCEGVKMF7xg3FQQBI78YmIaV5KxAd3ucSY7DELVho6C3txuCtF2u8a4teNxqHBGvDfvrPci2HF8OW7GiCbDQygd4FfAleI8w3eONLnjQgwJLxy5yY0msB9+B09NHD4N5B16GIXnZj2WlFI0JALzvxcXlp8GSi2Lv4n5x0z3igV7I8h44wey8d38tngh+Ba0OznKk8CHejM2IIJSOSkebPOP8HJIpojpWXtv8B/Q+pXK3Rb7cubVjtIN7CW9RmMnO6JDZ431P2/7PsxrMcsHYE4y29MV4gxH0vptq457zih76B1cWTGOhFQbZxzhG6AjRPmK7aPVx/Z92MPaIzn/czHJ20Wl1CJ5EtwMyx0GgBoETn8DgRlOTFBG4a3zei9l4av4bfDTC3lucdDkoOj2fkNGjRo0aNDfaSgWCFlXXv+Fo0aNA0UGABoDoevMw9II62PHI9TAUTW+mcoHjw1CeEYQESianEAC6KignXeUdgi4Pqn1WY/uRkd/gK57F9BGh2c5UngQ70ZmxBBKRyUjzZ5x/g5JFNEdKy9t4bi0PrRQlp1xMQ0ryViA7vc4kx2GIWrDR0FvbhGH5CWh8IV6axIcRDC0VJz3PoIC0xW2wLKxORww5yMdoIlB1ivAGM77gBY+2f2fZ6uB8WjffI3RYICJhEZIYlGcg0vRoZZOII2AdCyoyFENgBVrfU1uWY1I4SQgtmuYNx43wYEj+XoMeR9ScDz3eDja4FfIgH229124wBThFAVHjT+pm+OVM0q0xB9GgqFukuHwPUIPw1Ae6WY5aBDlPGfbBiRCgiacSamduBlHiGvjKU7KXXaDbbz3wW+ARrtU2YErICD3HTm+9VePZDXxiOfEECIjpJ0xaLKIKtYNYf/AODIe44PV1Dq9ta+P0ZPvBJi6Qpy8d8cmCRRRM2D6gKPc1p9z1lx4wKBGakA+MWiwiKjSrWBT0RCSRwk1MHGzB0e5rT4xITKHISTXSa5yXHjAoEZqQD4wW7CQhLAli7wGAAgGgMlx4wKBGakA+MbbpkEBUAWBvBbsJCEsCWLvAzCAIBlj21aPdN/OB+OBg9g0elKdlLptJto47YjAURHYmK3YyEBYAsDeLFlVo90+7El1Ud9iQ+MpTspdNpNtHHb0p1sIM5QG8pTspdNpNtHHb9JbaHDCJWPID+Bw7UWnW91nPvz6U62EGcoDeOTBIoombB9QFHua0+56CQCHqnVTk74EH4agPdLMctAhynjPtgm6l2MkncHENYMunZSdVV7wG5sEJNoQL3lfOHCuoQH2oxwU9XEfJCvzgt2EhCWBLF3gMABANAZSnZS67Qbbee+VIcQ9WoKqrvN6vQCnspT4zgJs+QQ3lIvypHspZglTKAIAiEOMUjiKkeBZjp51UXeBXbz+Bo0Bz4gAQANBOn76t8YegBf+TO3bt27dv30r75rOOHpIZWmCr7qJ54/JDD9fwBz8/lt+ibBCN9t+sb2YAHdXRgaU2UF5Pb908k5LzA1jlfi444445ZFwFBUht6voSgokdiOK9NERYT6YXTTBv2NaDo9HXomjTiQyD6Y6thakUi8yyeemGo2ilQ5o5nUQfbNwVUk5ITqn78jiNQEnXIIu3trnC0ZhZ17IKnuhhoMUISMVHIdep2z7D6t8Ox6YdnDOosI64Yz/aHkaE4xEw6SQvcSdbMSyaTIvIRU92YoJC1lse98tdzNrZjezHV/rg04mgRPkMKfjDryJyI6RyvtxAAF04Nzvgm5yJIXaCM7mG3aOaC9RttYsv4YWOeWAUrj76jfkRBni4xV93BArtwZ2XH5RGG9ErroxBis3uTG1MDiKXbSM7n7mc3uQPwsGjRo0HoMyBoiFEevogFG5AR1itPSRQ/jNwnzNbE2xhFkom8nI/IUhvplwkS3HUXUGm9s8HR0+AEvzgadUY7E73wGAFsUUUL7mKUS8Y/wksigAELvN7zjwYXjjvtY96pj7JgdMRBHQgQWLzoyUNj4DXDJPZmhdaWTo9gRkiIwhd5r1nHgyC6CAKEfLK++EdILYiqJxuTiCbjigknbNxkK02o/TAMi5nYSPrghgfaQkPoOJTYekAJUGJs69MOugLqNEk/Tj3xod2uBZtskk6ZfjDs0N3fTznFJkgoRdBqnfF80T7jAdWcH7oPx6K1Om2ChlrP/AKmIkKzt04OeVVnEPb0FN/fmgMGLTDxPe6wDAjWMNSIPOyhYAYMstwTUCDpz3xtdINqeB4Y48MpQorIBOoMTtgSwFo0soxItKFYScVNOyCJ3ClNGS4y89yx5FGOibNMiDtsg6ul7xfrhxd7pBvJsRjmiRpTduhvhBMpZhuOqBju85L546GxBdUejyLlA2N4TpTrtY93CBUcaKarrNq93L+biEVAGsJrGxhKgggu8RP65W5Aw089saHkTAG2HlsTniYgGhKtq6QnRUjmzVVaJTg8GK5lnWjyINpejk3VMTXuF7E6dMVkLUKJCnLb24NYu4AEodgcJuY0+otQTIXQrx0wuPDIo2qDr3MgaUrSHkOWfuOfmbXxWQgro29c4ucVRU2k4/J2hIGINDw7y9QIZC91p4fMykoIoCckoQUAXlV/8P//Z" width="400" /></span>
</div>
<div align="CENTER" class="western" style="line-height: 100%;">
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><b>-Parte
III</b></span><span style="font-family: Garamond, serif;">: chi
narra è il B-protagonista che, compiuta la «diseducazione
sentimentale», coincide nuovamente col B-autore-1962, condividendone
il carico d'informazioni :</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="CENTER" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><b>B-autore
</b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><b>—</b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><b>>
Io narrante <</b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><b>—</b></span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><b>
B-protagonista</b></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">Questa
terza parte è scandita da segnali orari, dati talvolta col richiamo
esplicito alle ore – «sono le dieci e un quarto», «entro le
undici», «dopo le tre», «verso le quattro», ecc... (pp. 174,
176, 182 e 185); talaltra con avverbi di tempo o segmenti sintattici
del tipo: «ogni mattina», «al pasto della sera», «finita la
cena», «lo porta giù», ecc... (pp.163, 189, 195 e 196). E’
proprio un segnale temporale ad aprire la narrazione di questa
giornata tipo d'un traduttore </span><span style="font-family: Garamond, serif;"><i>free-lance</i></span><span style="font-family: Garamond, serif;">:</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Ogni mattina mi desta il
filo di luce che trapela </span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">dalle stecche delle tapparelle, e sotto il
ringhio </span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">della città che ha cominciato a mordere (p. </span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">163);</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">poi, poche righe più
sotto:</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">i tafanatori delle nove e
dieci, nove e un quarto,</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">sono i più pungenti, i più agguerriti, i
più </span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">tossici (p. 163).</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div style="text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Agro
subito, il vivere; fin dal risveglio, descritto nel dettaglio:
mutande, calzoni, scarpe, calze, la camicia di lana, la giacca, le
sigarette; tutto raccattato al buio, per non svegliare Anna che
«dorme incosciente». Avanti così fino all'ascensore, poi:</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Appena fuori c'è il
traffico che mi investe </span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">(p.164);</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">quel
«traffico astioso» di cui l'Io narrante seguiterà a parlare
dimenticando il filo principale del discorso, che verrà ripreso
solamente una pagina più avanti con una frase che diventerà, in
queste pagine, una sorta di </span><span style="font-family: Garamond, serif;"><i>refrain</i></span><span style="font-family: Garamond, serif;">:</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Ci sono due passaggi
zebrati, dalla porta di </span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">casa mia all'edicola dei giornali (p. 165).</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">E’ la quotidiana
passeggiata mattutina da casa al bar, passando per l'edicola, e
ritorno. Una passeggiata che, almeno narrativamente, è ritardata da
insistenti digressioni: dapprima dirette a sfatare il falso mito
dell'auto quale incremento della libertà dell'individuo; poi
trasformate in una invettiva rancorosa contro i milanesi, fautori
d'una nebbia che in realtà è:</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">una fumigazione rabbiosa,
una flatulenza di</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">uomini, di motori, di camini, è sudore, è puzzo</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">di piedi, polverone sollevato dal taccheggiare </span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">delle segretarie,
delle puttane, dei </span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">rappresentanti, dei grafici, del PRM, delle</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">stenodattilo, è fiato di denti guasti, di stomachi </span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">ulcerati, di
budella intasate, di sfinteri stitici, è </span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">fetore di ascelle
deodorate, di sorche sfitte, di </span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">bischeri disoccupati (p. 167).</span></div>
<div style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div style="text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">L'analisi
meteorologica va avanti per molte righe ancora, quindi si ritorna al
discorso lasciato in sospeso:</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Dal portone di casa mia
all'edicola, dicevo, ci </span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">sono due passaggi zebrati pericolosi (p.168);</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">ma è solo una falsa
partenza perché ecco pronto un altro stop, e si cambia
immediatamente binario per dirigersi sugli incidenti stradali e di
qui nei meandri d'un curioso aneddoto in prima persona, in relazione
ai lavori stradali. poi, di nuovo:</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Il doppio passaggio zebrato
– viale e </span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">controviale – è pericoloso (p. 172).</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div style="text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Nulla
da fare: una fermata ancora. Ecco infatti pararsi davanti «uomini e
donne con gli occhi arsi dalla febris emitoria, che non vedono nulla,
ti urtano coi gomiti, ti travolgono insieme a loro verso il
bottegone». E’ il supermercato, dove l'Io narrante si ferma a
osservare quel «branco» di « donnette ipnotizzate» ed
eterodirette che tutto acquista e «paga automaticamente» (pp.
170-171). Poi scatta il ricordo del «bottegone» di provincia,
finché, per la quarta volta vien detto del</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">passaggio zebrato... doppio
e pericoloso, viale </span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">e controviale dal cancello di casa mia </span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">all'edicola dei giornali (p. 172);</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">e stavolta, finalmente, si
parte davvero.</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Soventi sono pure le
irruzioni dei brani di altri testi. Non segnalati tipograficamente,
questi corpi estranei non sono immediatamente distinguibili, per cui,
quando il lettore vi si imbatte, prosegue per qualche riga ancora la
lettura, poi avviene il corto circuito. Allora è costretto a
fermarsi, tornare indietro di qualche riga e quindi ripartire. Un
esempio:</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><i>Ogni
mattina</i></span><span style="font-family: Garamond, serif;">
io riattacco come se avessi</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">smesso dieci minuti prima, perché il
cervello in</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">realtà non si è mai arrestato, nemmeno</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">dormendo: il
risveglio, il caffè, la marcetta fino</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">ai cartelloni del cinema, ma
intanto, quasi senza</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">che me ne accorga, ho continuato a pensare.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><i>Mercoledì,
il destarsi della città nelle retrovie</i></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">francesi, una quarantina di chilometri dietro il</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">fronte nella
primavera del diciotto. Lo</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">sbigottimento, la folla che converge verso
la</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">Place de Ville,... (p. 179)</span><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote2sym" name="sdfootnote2anc"><sup>2</sup></a></span></sup><span style="font-family: Garamond, serif;">.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div style="text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">A
ingannare il lettore concorrono alcuni elementi. Innanzitutto il
riferimento temporale a «mercoledì», che induce l'aspettativa
verso una divagazione sul tipo di quelle incontrate nelle pagine
immediatamente precedenti:</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">il lunedì la loro ira è
alacre e scattante, stanca e</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">inviperita il sabato. La domenica non li
vedi, li</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">senti però, dentro le case, indaffarati coi</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">rubinetti, le
vasche da bagno, ... (p. 164);</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">e poi il verbo, quel
«destarsi», che richiama subito alla mente il sintagma «ogni
mattina», letto qualche riga più sopra. Neppure «città» e
«retrovie» possono allarmare chi legge sull'imminente tranello,
tutt'altro. Insomma, la frase «mercoledì, il destarsi della città
nelle retrovie» volge l'aspettativa del lettore verso una
digressione che descriva un tipico mercoledì mattina nella periferia
della città: Milano, ovviamente. Ma una serie di elementi
chiaramente inconciliabili con questa aspettativa – «francesi»,
«il fronte... del diciotto», «Place de Ville», ecc... –
costringono ben presto il lettore a un repentino dietro-front. Casi
del genere s'incontrano in tutto il romanzo, non solo in questa terza
parte. Con essi, l'autore esprime narrativamente la nevrosi del
traduttore: la sua nevrosi. Sono infatti brani tratti da libri
tradotti realmente da Bianciardi; il quale parla di questa nevrosi
anche in una lettera del 1964:</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">Traducevo
a ritmo infernale decine e decine di</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">libri; ...incubi notturni (il
più funesto era così:</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">dormendo sognavo in inglese e non riuscivo a</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm; margin-top: 0.07cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">tradurre quel che avevo sognato...)</span><sup><span style="font-family: Garamond, serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote3sym" name="sdfootnote3anc"><sup>3</sup></a></span></sup><span style="font-family: Garamond, serif;">.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div style="text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Ma
già in altre pagine del romanzo:</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Ciascuno di costoro [gli
autori tradotti] m'ha</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">portato via un pezzo di fegato, e tutti insieme</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">mi hanno dannato l'anima, mi hanno stravolto</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">persino l'infanzia (p.
139);</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">ed ecco lo stravolgimento
intaccare non solo la memoria, ma la narrazione stessa,
trasformandosi in stravolgimento verbale:</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">Quando
non riesco a prendere sonno, penso alle</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">mie vacanze, bambino, su a
Streetrock, o nei</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">prati attorno a Plaincastle, a St. Flower, ad</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">Archback, a Chestnutplain. Ripenso ai lunghi</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">viaggi sulle strade
verso Download, Hazely,</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">Copperhill, Meadows, Bouldershill, Gaspings,
e</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">poi il ritorno, dalla parte del camposanto di</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">Scrub, nella grande
pianura open to winds and</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">to strangers. </span><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">Then
from everywhere crowds had</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">rushed to this newly-found Mecca: black</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">dealers from the South, carryng suitcases filled</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">with oil,
speculators from the North, determined</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">to start new enterprises in
this promising area,</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">prostitutes, shoeblacks, tramps, ballad-singers,</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">pedlars of combs and shoe-laces, fortune tellers</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">with a parrot and
accordion, and little by little</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">all the others: land officers,
policemen,</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">insurance brokers, craftsmen, school teachers</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;"><span lang="en-GB">and priests
(pp.139-140).</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" lang="en-GB" style="line-height: 100%; margin-left: 2.5cm; margin-right: 2.5cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.85cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: large;"><span style="font-family: Garamond, serif;">Non
è, questo, il risultato solo di una nevrosi, di una alienazione; è
di più: è il «rancore beffardo» verso tutto e tutti; è il gusto
dello sberleffo e della risata satanica, figlie dell'amaro che
riempie la bocca. Ma più di tutto, è provocazione letteraria: si
scopre, allora, che questo brano in inglese proviene dal </span><span style="font-family: Garamond, serif;"><i>Lavoro
culturale</i></span><span style="font-family: Garamond, serif;">:
un’americanizzazione di se stesso.</span></span></div>
<div id="sdfootnote1">
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 0.35cm; margin-top: 0.07cm; orphans: 0; widows: 0;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a><span style="font-family: Prestige, monospace;">
Avrei potuto anche schematizzare in quest'altro modo:</span></span></div>
<div align="CENTER" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">B-autore ——> Io
narrante <—— B-protagonista</span></div>
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-family: Prestige, monospace; font-size: small;">che sarebbe stato
egualmente esatto. Questa forma, tuttavia, appare più correta come
schema della parte III, poiché evidenzia il ricongiungimento del
B-protagonista al B-autore nell'Io narrante. A quest'altezza del
romanzo, infatti, lo sdoppiamento non è ancora avvenuto.</span></div>
</div>
<div id="sdfootnote2">
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">2</a><span style="font-family: Prestige, monospace;">
Corsivo mio.</span></span></div>
</div>
<div id="sdfootnote3">
<div align="JUSTIFY" class="western" style="line-height: 100%;">
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: small;"><a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5638138630503208189#sdfootnote3anc" name="sdfootnote3sym">3</a><span style="font-family: Prestige, monospace;">
Il brano della lettera è tratto da: P. Corrias, </span><span style="font-family: Prestige, monospace;"><i>Vita
agra di un anarchico</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace;">.
</span><span style="font-family: Prestige, monospace;"><i>Luciano
Bianciardi a Milano</i></span><span style="font-family: Prestige, monospace;">,
Milano, Baldini & Castoldi, 1993, p.104.</span></span><br />
<span style="font-family: Times Roman, serif; font-size: small;"><span style="font-family: Prestige, monospace;"> </span></span><br />
<br />
<style type="text/css">
<!--
@page { margin: 2cm }
P { margin-bottom: 0.21cm }
-->
</style>
<br />
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><b>BIBLIOGRAFIA</b></span></div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">(relativa
al materiale consultato)</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><b>Testi
di Luciano Bianciardi:</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Nascita
di uomini democratici</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Belfagor», VIII, 4, 1952.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Il
lavoro culturale </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">(1957),
Milano, Feltrinelli, 1991.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
vita agra </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">(1962),
Milano, Rizzoli, 1993.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Aprire
il fuoco</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
Milano, Rizzoli, 1969.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><b>Critica:</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">MARCO
FORTI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Temi
industriali della narrativa italiana, </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">in
«Il Menabò»,</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>
</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">n. 4,
1961.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">INDRO
MONTANELLI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Un
anarchico a Milano,</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
in «Il Corriere della Sera», 2 ottobre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">CARLO
BO, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Aggredisce
con la satira e si fa a pezzi con gli altri</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «L'Europeo», n. 41, 14 ottobre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">ORESTE
DEL BUONO, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Detesta
l'industria e ne diventa schiavo</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «La Settimana Incom», n. 41. 14 ottobre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">MICHELE
RAGO, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>L'anarchico
toscano tra i grattacieli di Milano</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «l'Unità», 17 ottobre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">DOMENICO
PORZIO, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>L'anarchico
che doveva far saltare Milano</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Oggi», n. 42, 18 ottobre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">GIANSIRO
FERRATA, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Gli
spettri di Soldati e quelli di Bianciardi</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Rinascita», n. 24 (Nuova Serie), 20 ottobre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">GIULIANO
GRAMIGNA,</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>
La lunga rabbia di Luciano Bianciardi</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Settimo Giorno», n. 43, 23 ottobre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">PIETRO
BIANCHI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Luciano
Bianciardi milanese integrato. Ha il gusto toscano dell'acre
contumelia</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Il Giorno», 24 ottobre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">F.
GIANNESSI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Milano
non s'addice ai giovani terroristi, in «La Stampa», </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">31
ottobre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">GIULIO
CATTANEO, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>«La
vita agra» di Luciano Bianciardi</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «L'Approdo Letterario», n. 20 (Nuova Serie), ottobre-dicembre
1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">LORENZO
GIGLI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Anarchico
di Maremma vuol far saltare Milano</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «La Gazzetta del Popolo», 1 novembre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">VLADIMIRO
LISIANI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>E’
un </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">"</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>arrabbiato</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">"
</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>che ride a
denti stretti</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «La Notte», 6-7 novembre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">MARIO
VISANI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Narrativa
come pretesto</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «L'Avvenire d'Italia», 7 novembre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">G.C.F.,
</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Bianciardi
pensa a un romanzo storico</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «l'Unità», 7 novembre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">ALDO
CAMERINO, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>«La
vita agra»</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «La Nazione», 13 novembre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">LUIGI
BALDACCI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Il
dinamitardo si arrende al miracolo economico</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Epoca», n. 634. 18 novembre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">TERESA
BUONGIORNO, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
denuncia di Bianciardi</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «La Fiera letteraria», n. 48, 2 dicembre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">VALERIO
VOLPINI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Rassegna
Narrativa</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Humanitas», n. 12, dicembre 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">ITALO
CALVINO</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>,
La </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">"</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>tematica
industriale</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">",
in «Il Menabò», n. 5, 1962.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">GIORGIO
PULLINI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Cronache
letterarie. Bianciardi.</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Comunità», n.106, gennaio 1963 (ora in .Id., </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Volti
risvolti del romanzo italiano contemporaneo</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
Milano, Mursia, 1971, pp. 135-140).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">RICCARDO
SCRIVANO, in «Il Ponte», n.1, Gennaio 1963.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">ENZO
GOLINO, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
nevrosi del traduttore</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Nord e Sud», n. 38 (Nuova Serie), febbraio 1963.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">GUIDO
BOTTA, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>«La
vita agra»</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Il Mattino», 14 febbraio 1963.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">ALDO
ROSSI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Esordi
in narrativa</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Paragone», febbraio 1963.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">VINCENZO
DE MARTINIS, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
vita agra</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Letture», n. 5, maggio 1963.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">LUIGI
BALDACCI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Narrativa
senza romanzo</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Questo e Altro», n. 4, 1963.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">INES
SCARAMUCCI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Appunti
in margine a una stagione narrativa</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Vita e Pensiero», n. 6, giugno 1963.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">GIULIO
MANACORDA,</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>
Storia della</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
letteratura italiana contemporanea </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>(1940-196)</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
Roma, Editori Riuniti, 1967, p.360.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">FAUSTO
GIANFRANCESCHI,</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>
Bianciardi in esilio</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Il Tempo», 16 aprile 1969.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">GIANFRANCO
FERRETTI, in «Rinascita», 23 maggio 1969.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">OLGA
LOMBARDI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
narrativa italiana nelle crisi del Novecento</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
Caltanissetta-Roma, 1971, p. 172.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">M.
L, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Eroi
liberatori nei romanzi italiani</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Storia Illustrata», n. 191, ottobre 1973.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">G.
GEROSA, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Dieci
titoli della nuova BUR</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «L'Europeo» n. 21, 23 maggio 1974.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">MARIO
TERROSI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Bianciardi
com'era (Lettere di Luciano Bianciardi ad un amico grossetano)</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
Grosseto, Il Paese Reale, 1974.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">CARLO
BO, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Contributo
al ritratto di Bianciardi</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «l'Europeo», n. 24, 13 giugno 1974.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">GENO
PAMPALONI,</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>
Introduzione </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">a
</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La vita
agra</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
Milano, BUR, Rizzoli, 1974.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">WALTER
MAURO, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Luciano
Bianciardi</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in AAVV, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Il</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Novecento.
I contemporanei</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
diretta da Gianni Grana, Milano, Marzorati, 1979, vol. IX,
pp.8903-8921.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">MARIA
CLOTILDE ANGELINI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Luciano
Bianciardi</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
Firenze, La Nuova Italia, 1980.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">RINALDO
RINALDI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Bianciardi:
approssimazioni</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">
ad </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>una
letteratura perversa</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in Id., </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Romanzo
come deformazione. Autonomia ed eredità gaddiana in Mastronardi,
Bianciardi, Testori, Arbasino</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
Milano, Mursia, 1985, pp. 31-62.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">MARIA
CLOTILDE ANGELINI, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Bianciardi
e Viscon</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">ti
</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Venosta</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in AAVV, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Studi
per Eliana Cardone</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
a cura di Guido Arbizzoni e Marta Bruscia, Urbino, Edizioni Quattro
Venti, 1989.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">PIER
FRANCESCO BORGIA, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>La
metamorfosi stilistica nella prosa di Luciano Bianciardi, </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Settimo
Milanese, Marzorati, 1991.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Luciano
Bianciardi tra neocapitalismo e contestazione</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
a cura di V. Abati, N. Bianchi, A. Bruni, A. Turbanti, Roma, Editori
Riuniti, 1992.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">PINO
CORRIAS, </span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>Vita
agra di un anarchico</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">.</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>
Luciano Bianciardi a Milano, </i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">Milano,
Baldini & Castoldi, 1993.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">RICCARDO
ANGIOLANI,</span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;"><i>
Si ride, ma si ride amaro</i></span><span style="font-family: Garamond, serif; font-size: large;">,
in «Urlo. Mensile di resistenza giovanile», n. 20, marzo 1995.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 0; widows: 0;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 0; widows: 0;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
</div>
</div>
</div>
</div>Rcdhttp://www.blogger.com/profile/06988795292937729286noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5638138630503208189.post-31743222740590533232012-07-19T15:49:00.000+02:002012-07-19T15:50:02.432+02:00Cubana (racconto tratto da "Più svelti dell'anima")<div class="mbl notesBlogText clearfix" style="text-align: justify;">
<div>
Verso le undici di
questa sera sono entrato in un bar del centro per comprare le sigarette,
e ho incontrato Claudietto. Non lo vedevo dall’inverno scorso. Ci siamo
abbracciati, e mentre lui ripeteva il mio nome, ho chiesto come gli
andava.<br />
«Bene, bene» ha detto. Staccandosi da me l’ha ripetuto di
nuovo. Poi la prima cosa che ha voluto dirmi è stata che sua moglie l’ha
lasciato da un paio di mesi.<br />
È straordinario. Proprio oggi
pomeriggio ero in auto con la mia fidanzata e si parlava di quelli che
come Claudietto vanno a cercasi la moglie a Cuba. Avevamo appena visto,
fermi a un semaforo, una ragazza bosniaca che chiedeva l’elemosina, e a
Sara era venuto di pensare che quella bosniaca era giovane e poteva
anche cercarsi un lavoro, piuttosto che starsene tutto il giorno a un
semaforo con il cartello: Sono bosniaca. Ho fame. Grazie.<br />
Con un
vestito decente, poi, sarebbe stata anche una ragazza bellina, e se si
dava un po’ da fare, un uomo italiano lo trovava di certo, e poteva
sistemarsi così per il resto della vita.<br />
Dopo un po’ che avevamo
lasciato il semaforo, Sara m’ha raccontato questi suoi pensieri e ha
concluso dicendo «Pare normale pensare questo, no? Voglio dire: di
brutti uomini che non trovano moglie ce ne stanno tanti, ma quella
poveretta poi dovrebbe passarci insieme tutta la vita. Insomma: dovrebbe
anche andarci a letto, capisci. E invece un pensiero del genere ti
viene per la testa come se pensarlo fosse normale.»<br />
Il discorso è
scivolato sugli italiani che vanno a Cuba a cercare moglie, e anche se
Sara ha continuato a parlare in generale, sono quasi sicuro che pure a
lei è venuto in mente Claudietto. Comunque a un certo punto se n’è
uscita dicendo che bastava ragionarci un po’ su per capire che questi
matrimoni sono solo una forma di prostituzione legalizzata. Al che,
ridendo, ho aggiunto «Una prostituzione fedele.»<br />
«Be’, sì» ha
detto lei. «Ci si prostituisce per anni con lo stesso uomo.» L’ho
sentita fare una specie di brrr. Poi è tornata a parlare e ha detto che
certi legami, comunque, non durano molto, ché queste cubane, una volta
ottenuta la cittadinanza italiana, chiedono quasi sempre il divorzio.
Nella testa di Sara, all’improvviso, i brutti uomini italiani erano
diventati le vittime di tutta la situazione.<br />
«È una specie di
guerra fra poveri» le ho detto cercando di tenere il filo dei suoi
pensieri. «Anzi no» ho detto. «Non fra poveri, fra disperati: c’è chi ha
bisogno di uscire dalla miseria e chi dalla solitudine.»<br />
È
parlando così che m’è venuto in mente Claudietto. Ma non il Claudietto
di oggi: un uomo obeso e quasi calvo. Ho pensato al Claudietto di quando
facevamo le elementari. La luce è quella afosa dell’estate, e ci siamo
io, Claudietto e anche Sergio che stiamo giocando a pallone in piazza
Malatesta. Sergio fa il portiere neutrale, mentre noialtri due ci diamo
da fare in attacco, in una partitella uno contro uno. Con la palla tra i
piedi Claudietto è molto più agile e svelto di me, e quindi è chiaro
che sarà lui a vincere la partita. Ha già vinto la conta per chi di noi è
la Juve, e ogni volta che tocca palla lo sento che grida il nome di
Anastasi, in una specie di autotelecronaca in diretta. Pure io e Sergio
siamo juventini, però mi sono dovuto accontentare di fare la parte di
Boninsegna mentre Sergio, che voleva a tutti costi essere Zoff, alla
fine ha scelto per sé il nome di Albertosi.<br />
Gli altri nostri amici ci hanno sempre chiamato i <i>fratellini</i>,
perché eravamo tutti e tre magri, biondi e piccoletti di statura.
Sergio, a dire il vero, è sempre stato quello più alto, e da grande –
anche se ormai non lo vedo da anni – è diventato una stanga che supera
quasi il metro e ottanta. Ma non è un bel ragazzo, da quel che ricordo:
gli è rimasto quell’aspetto allampanato che aveva fin da bambino. Bello –
bello sul serio – era invece Claudietto. S’è cominciato a guastare
quando andavamo alle superiori. Ma solo oggi so che i chili che aveva
iniziato a prendere in quegli anni – e che in principio, anzi, gli
avevano dato subito questo aspetto da uomo che gli permetteva di uscire
persino con ragazze più grandi di noi – erano il segno d’un cambiamento.<br />
Terminate
le scuole, presa la patente, ogni sabato sera con la mia 127 siamo
planati per anni nelle discoteche riminesi. Quando abbiamo litigato, io e
Claudietto stavamo tornando proprio da Rimini. Era quasi l’alba e la
127 era ferma sulla corsia d’emergenza dell’autostrada, senza un goccio
di benzina. In seguito, abbiamo semplicemente smesso di cercarci.<br />
<br />
<br />
Questo
inverno, quando ho rivisto Claudietto, lì per lì ho avuto l’impressione
di trovarmi di fronte una persona malata. Nella sua grassezza ho
creduto di scorgere qualcosa d’innaturale. Sarà stato per questo, forse,
o per le cose che c’eravamo detti in autostrada, ma ho preferito
tenermi un po’ sulle mie. Claudietto, in ogni caso, s’è mostrato
sorridente e cordiale come se tra noi non fosse successo niente. Era
spiritoso, e mentre l’ascoltavo mi sono tornate alla mente alcune
immagini delle elementari, quando tutte le ragazzine della nostra classe
– che per noi erano tutte le ragazzine del mondo – mostravano simpatia
soltanto per lui. Non ce n’era per nessun altro, a quel tempo, e gli
inutili tentativi che facevo per insidiare il suo feeling con Lella, la
più carina in assoluto, erano semplicemente patetici. Ricordo che per
Lella mi sono pure sputtanato con gli amici, e questo perché un
pomeriggio avevo detto che dovevo fare i compiti e non potevo andare in
piazza Malatesta a giocare a pallone. E invece avevo telefonato a Lella,
e poco dopo ero già a casa sua a giocare ai fidanzati con la Barbie e
Ken. Poi, per colpa di quella spia della sorella grande di
Lella – che alla fine aveva solo un anno più di noi – per alcune
settimane avevo dovuto sopportare i miei amici che durante le partite si
divertivano a fare la telecronaca con frasi come «Dribbling di Ken sulla fascia. Ken colpisce di testa. Solo davanti alla porta, Ken riesce a sbagliare.»<br />
<br />
<br />
La
moglie di Claudietto ho fatto appena in tempo a vederla una volta.
Quest’inverno. Passeggiavo lungo il corso con Sara quando abbiamo
incrociato Claudietto. Dopo un po’ che si parlava, lui ci ha indicato
una ragazza di colore, molto alta, davvero bella, e con un cagnetto
peloso che con un braccio teneva stretto contro il petto. Stava a una
decina di metri da noi, e sembrava indaffarata a guardare le scarpe
ammonticchiate su una bancarella.<br />
«Quella è mia moglie» ha detto.
«L’ho conosciuta a Cuba due estati fa. Poi a Natale dell’anno scorso
sono tornato giù a prenderla e ci siamo sposati al volo.» Subito dopo
m’ha messo un braccio attorno alle spalle e sorridendo ha chiamato forte
il nome della ragazza e le ha gridato «Questo è Francesco, un amico
mio. E questa è la sua fidanzata.»<br />
La ragazza cubana, allora, ha alzato il braccio libero dal cagnetto peloso e ha fatto un cenno di saluto.<br />
L’unico pensiero che ricordo d’aver fatto in quel momento, è che la ragazza aveva un aspetto sano.<br />
<br />
<br />
Verso
le undici di questa sera, quando sono entrato in quel bar per comprare
le sigarette, un istante prima che ci abbracciassimo, d’istinto ho
lanciato un colpo d’occhio attorno per vedere la ragazza cubana, ma
Claudietto m’è saltato al collo quasi subito e non ho fatto in tempo a
vedere niente.<br />
«Come va, Claudietto» gli ho chiesto mentre ancora mi stringeva a sé.<br />
La
separazione con sua moglie è stata la prima cosa di cui m’ha parlato.
M’ha detto che sono quasi due mesi che non vivono più assieme. Ho
pensato di chiedergli dove fosse lei, adesso, ma ho detto solo «Be’… ma
come va ora.»<br />
M’ha risposto che adesso va meglio, che è stata dura
all’inizio, e sorridendo ha detto che non si può mica morire per certe
cose, anche se certe cose – ha aggiunto – non dovrebbero accadere mai.
Poi m’ha spiegato che lei, ora, fa la cameriera in un bar, ma non ho
capito quale.<br />
«Bene» ho detto. «Ma adesso, eh… come ti va, adesso.»<br />
Ha
ripetuto che certe cose sarebbe meglio non accadessero. Che stavolta è
toccata a lui. Ma ora si sta rimettendo in carreggiata. Il mese scorso
s’è comprato pure un appartamento in centro, al pianterreno e col
giardino, e visto che è arrivata l’estate e ci sono i mondiali, ha messo
la prolunga per la tivù, e quel pezzetto di terra se lo gode davvero.<br />
«Bene» gli ho fatto. «Allora va abbastanza bene, mi pare.»<br />
«Sto
ricominciando. Ma è stata dura, all’inizio. Se sei tu che lasci è dura
lo stesso. Ma se vieni lasciato è dura due volte, giusto?»<br />
«Hai ragione» ho detto. «Forza, dài. Che va meglio adesso, no?»<br />
«E tu» m’ha chiesto. «Stai ancora con quella tipa lì che ho visto… quand’era?»<br />
«Era questo inverno. Sì, esco ancora con lei, quella ragazza bionda… Sara, ricordi?»<br />
«Certo. Sara. Carina Sara. Proprio carina.»<br />
È
stato allora che ho fatto scivolare un braccio dietro la schiena di
Claudietto e me lo sono tirato più vicino. Siamo restati a quel modo a
guardarci dritti in faccia, facendo tutti e due sì con la testa e
sorridendo. Sentivo il grasso del suo fianco riempirmi la mano, e visto
così da vicino il sottogola di Claudietto faceva davvero impressione.
Poi, di scatto, ho fatto il gesto di dargli un pugno sulla pancia e ho
detto forte «Allora! Come va, eh, Claudietto?»</div>
</div>Rcdhttp://www.blogger.com/profile/06988795292937729286noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5638138630503208189.post-66420313390143090032012-05-15T10:17:00.001+02:002012-07-20T14:36:56.950+02:00Il mio romanzo Sotto il cielo di Hale-Bopp<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-Tfk5U2E1z1A/T7IQupVbSCI/AAAAAAAAAEM/SSTNSMEURsI/s400/Angiolani_halebopp02.jpg" />
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/--_KQHpTkjoM/T7IbP5aCX4I/AAAAAAAAAEc/P_iohEjx0m0/s1600/Angiolani_halebopp.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/--_KQHpTkjoM/T7IbP5aCX4I/AAAAAAAAAEc/P_iohEjx0m0/s320/Angiolani_halebopp.jpg" width="255" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<style type="text/css">
<!--
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P { margin-bottom: 0.21cm }
H2 { margin-bottom: 0.21cm }
-->
</style>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Pubblicato da Foschi all'inizio di aprile, ecco il mio romanzo <i>Sotto il cielo di Hale-Bopp</i>. Qui di seguito le prime recensioni.<br />
<i>L'Uomo Vogue </i>(aprile) segnalazione dell'uscita.<br />
<i>Vogue Italia</i> (aprile) <i>Comet, bloody comet</i> <b>di Davide Bussi</b><br />
http://www.vogue.it/magazine/libri-e-viaggi/2012/04/comet-bloody-comet<br />
Comete messaggere di sventura? Solo vecchie superstizioni. Di certo, però, quella che illumina le notti di Ancona in un soffocante anticipo di primavera del 1997 non porta fortuna al pittoresco terzetto capitanato da Joe Delirio, ambiguo dj con velleità letterarie. Una catena di equivoci e imprevisti trasforma infatti un facile “colpo” nella casa di un’innocua vecchietta in un incubo grand guignolesco che travolge colpevoli e innocenti in una spirale di morte. Succede nel romanzo di Riccardo Angiolani “Sotto il cielo di Hale-Bopp” (Foschi), dove l’autore, sfasando abilmente i piani temporali, guida il lettore alla ricostruzione di un puzzle di eventi tragicomici sullo sfondo di una città poetica e inquietante. Eventi dai quali gli inadeguati e credibili protagonisti, sotto lo sguardo indifferente dell’astro chiomato, escono tutti irrimediabilmente perdenti. Beffati dal destino e sconfitti dalla vita.<br />
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<i>Tra anni Ottanta e Novanta: Sotto il cielo di Hale-Bopp di Riccardo Angiolani</i> <br />
<b>di Barbara Baraldi</b> (18/04/2012 )<br />
http://hotmag.me/barbariche/2012/04/18/tra-anni-ottanta-e-novanta-sotto-il-cielo-di-hale-bopp-di-riccardo-angiolani<br />
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Ci sono libri che, dopo averli letti, lasciano una scia dietro di sé, come una cometa fatta di emozioni luminose e contrastanti. Uno di questi è «Sotto il cielo di Hale-Bopp», il nuovo romanzo di Riccardo Angiolani appena uscito per i tipi di Foschi editore, in una collana curata da Eraldo Baldini. La storia è ambientata negli anni Novanta, durante il transito della cometa di Hale-Bopp, presenza inquietante e vagamente minacciosa che sovrasta le pagine del romanzo e le traversie dei protagonisti, tra i quali spicca Joe Delirio, definito «l’ultimo dj di quella gotica stirpe che negli anni Ottanta regnava su tutti i locali underground», determinato a recuperare un’antica reliquia dalla casa della nonna. Non un furto, sia chiaro – un recupero. Dopo aver messo insieme una banda di spiantati e un piano apparentemente inattaccabile, però, Joe scoprirà fino a che punto le cose possano andare male. Viscerale, «sporco», avvincente, a tratti grottesco, «Sotto il cielo di Hale-Bopp» racconta anche una serie di eventi collaterali alla trama principale, sulla quale si incastrano alla perfezione, conducendo la narrazione su piani temporali sfasati. La scrittura di Angiolani è pulita, scorrevole, punteggiata di inaspettati e gradevoli picchi di lirismo. E sembra di sentirlo, lo sferragliare dei tir della Statale 16 Adriatica, l’odore salmastro nel labirinto spigoloso del molo di Ancona, i sobbalzi per i sampietrini durante fughe rocambolesche per le stradine della città a bordo di una Uno scassata, le botte tra punk e skinhead al ritmo del riff corrosivo suonato da un basso elettrico.<br />
Il libro è stata un’occasione anche per fare qualche domanda a Riccardo, quindi ciao Riccardo e benvenuto su Scritture barbariche. Il tuo romanzo è ambientato negli anni Novanta. Quali sono le sensazioni che ti scatena il ripensare a quel periodo?<br />
Io mi ritengo un figlio degli anni Ottanta. Per la musica che ascolto, per il look (parola già di per sé così tanto Eighties), per certe idee sulla società e/o politiche che ho. Insomma, quelli sono stati gli anni della mia formazione. I Novanta, invece, sono stati per me il periodo in cui molto di ciò che avevo appreso o sperimentato nel decennio precedente l’ho messo in pratica in modo più sistematico e ragionato, mantendendo pur sempre l’entusiasmo e l’adrenalina punk. Ecco allora il mio impegno come dj in locali importanti delle Marche, dove allora vivevo, e anche le mie prime esperienze letterarie concretizzatesi nelle pubblicazioni con Transeuropa, in quegli anni fucina di talenti giovanili. Oggi a ripensare a quel periodo mi dà un senso di piacere, perché ho dei bei ricordi, soprattutto per quanto rigarda la seconda metà dei Novanta, quando, dopo essere stato a Roma per molto tempo, sono ritornato nella mia Ancona, dove tutto è cominciato.<br />
Nel tuo romanzo, il passaggio della cometa di Hale-Bopp illumina le vite borderline dei protagonisti. Ti identifichi in loro? O la tua posizione è come quella della cometa, che osserva il loro dibattersi, i tentativi di affermazione della loro identità, alla ricerca di una redenzione che appare inafferrabile? <br />
Mi piacerebbe fare la parte della cometa e guardare tutti dall’alto al basso. Ma devo ammettere che in ognuno dei personaggi c’è un pezzetto di me e delle persone che conosco. Quindi sì, mi identifico in loro; o forse sarebbe più corretto dire che un po’ di loro si identifica in me. Come dicevo prima, gli anni Novanta sono per me un bel ricordo, ma questo non si significa che siano stati anni felici. Ho avuto molte soddisfazioni, ma ho trascorso anche periodi molto cupi, per delusioni che hanno lasciato cicatrici che ancora oggi, di tanto in tanto, riprendono a sanguinare. E tutto questo è finito dentro, macinato e tritato, in “Hale-Bopp”. E poi la mia vita, lo dico senza esagerazioni, è stata sempre sull’orlo del borderline (se mi è concesso dire questa frase una po’ paradossale). Per tornare ai personaggi del romanzo, più che cercare una redenzione, credo che i nostri piccoli eroi non sappiamo proprio cosa cercare. Sono esseri viventi smarriti davanti al grande spettacolo della vita, che talvolta può essere davvero terribile come un film di Cronenberg o un racconto di King.<br />
E cosa mi dici dei tuoi punti di riferimento nella letteratura? E ti confesso che mi piacerebbe una tua riflessione sul mondo letterario italiano e i suoi salotti.<br />
Iniziamo dai punti di riferimento. So che può sembrare strano per un lettore che avrà fra le mani la storia di “Hale-Bopp”, ma i miei scrittori di riferimento arrivano da tutt’altro mondo. Amo Raymond Carver per il suo humor nero, lo sguardo lucido, freddo, il senso di minaccia che scopre nel quotidiano, ma anche per il suo forte amore per l’uomo e la compassione per le sue debolezze; leggo sempre con piacere Cesare Pavese, per il suo dolore palpitante; e poi Italo Calvino, che mi affascina per la sua scrittura pulita, per la sua lucidità mentale, per il suo guardare alla letteratura come a un gioco (si legga il bellissimo saggio “Cibernetica e fantasmi”), e per la sua idea di romanzo come progetto, costruzione. E il suo insegnamento mi è stato molto utile nel comporre il puzzle di “Hale-Bopp”: ricordo che avevo le pareti della mia stanza tappezzate da pezzi di romanzo, e poi c’era la cartina della città di Ancona, l’albero genealogico dei protagonisti, la pianta dell’appartamento… Invece non guardo film horror: ho paura!<br />
Quanto ai salotti letterari, non saprei che dire. Non li frequento. Ho alcuni amici scrittori a cui voglio molto bene, punto.<br />
Sei il frontman della band Stardom, lavori nella redazione di una rivista di primo piano come Vogue. Vivi di musica e di parole scritte. C’è una interazione tra i diversi mondi?<br />
Be’, la fonte è la stessa: sono io, per cui è inevitabile che una qualche interazione ci sia. Però molto meno di quanto si possa credere. Per esempio, i testi degli Stardom non li scrivo solo io. Anzi, molto spesso sono opera degli altri componenti della band. Oppure di un lavoro a più mani. Certo non è un caso che si suoni musica new wave con forti tonalità dark e che anche la mia scrittura abbia toni cupi, ma è sempre ben presente anche l’aspetto comico e grottesco della vita.<br />
Puoi anticipare qualcosa dei tuoi progetti futuri?<br />
Adesso mi concentro sul romanzo appena pubblicato e cerco di promuoverlo. Posso anticipare, però, che sto lavorando su una raccolta di racconti. Invece, per quanto rigurada la musica, dopo “Soviet della moda”, con gli Stardom stiamo registrando in questi giorni il nuovo album, previsto per la fine dell’anno… anzi, del mondo, a sentire i Maya.<br />
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<i>Corriere Adriatico</i> <b>di Riccardi Gigli</b> 12/05/2012<br />
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La provincia mostra un volto oscuro e grottesco nell'intensa opera di Riccardo Angiolani “Sotto il cielo di Hale-Bopp” edita da Foschi. Una cinematografia intensa di eventi e suspense percorre il racconto con tensione elettrica, difficile sospendere la lettura e non rimanerne catturati. L'Ancona di Angiolani e un microcosmo duro e assurdo al tempo, la città dorica perde la sua faccia rassicurante per divenire teatro degli orrori di una banda di sgangherate marionette spinte dal destino. Il fato irride i personaggi della vicenda sotto l'influsso della fredda luce della cometa Hale-Bopp algidamente splendente sulle rocambolesche disavventure di un improbabile gruppo di anti-eroi nichilisti. “Sotto il cielo di Hale-Bopp” è un'opera complessa, varia, mai banale in cui il gioco dei richiami cinematografici e del citazionismo postmoderno si equilibra con momenti di narrazione classica, specie quando gli stravaganti protagonisti della vicenda si abbandonano al ricordo. Così l'improbabile Joe Delirio, ultimo leggendario rappresentante di una progenie di dj dark estinta sul finire degli anni Ottanta, fra una Camel e l'altra, fra una birra e un'imprecazione, regala ai lettori alcune delle pagine migliori del libro, nelle quali, con intensa nostalgia racconta la scomparsa in mare dell'amato nonno pescatore. “Avvenne allora che si formò quella cosa grigia e spaventosa-disse- quel turbine che devastò il cielo e il mare. Lo ricordo come una specie di imbuto: immenso dentro le nubi nere, stretto e uncinato sulla superficie dell'acqua. Quell'imbuto fratelli era una tromba d'aria e in un attimo investì mio nonno”. Per chi volesse una copia autografa di “Sotto il cielo di Hale-Bopp” l'autore presenterà l'opera ad Ancona, presso la libreria Feltrinelli, venerdì 8 Giugno alle 18.<br />
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<i>Il Messaggero</i> 15/05/2012<br />
<i>Ancona e la cometa</i><br />
<b>di Antonio Luccarini</b><br />
Le pagine del romanzo di Riccardo Angiolani “Sotto il cielo di Hale-Bopp” pubblicato da Foschi Editore, costo 16 euro, sono affollate di personaggi, ciascuno dei quali si presenta così complesso e letterariamente evocativo da meritare una narrazione esclusivamente centrata su di lui. Joe Delirio, lo sbalordito Pascal, il travestito Berto-Berta, il vecchio marinaio, il ragazzo sperduto Niccolò, il tipo feroce soprannominato “La Lince”, la disinibita Nora, la signora Zenaide con i suoi segreti, il “Tappo”, sembrano tutti appartenere al mondo deformato e deformante delle storie a fumetti, con le loro vicende paradossali, con le loro azioni anomale e fuori d’ogni regola. Poi ci si accorge che l’effetto stralunato delle loro strampalate storie, narrate durante il passaggio della cometa “Hale-Bopp” nei nostri cieli, in un preciso momento storico, è soprattutto l’esito di una scrittura che si muove secondo modalità tutte personali, capace di spostare all’improvviso i toni ed i ritmi narrativi, mutando atmosfere e linguaggio, passando repentinamente, senza soluzione di continuità, dal comico all’horror, dal lirico al grottesco. E allora ci si rende conto facilmente che il materiale raccontato appartiene alle nostre mitologie urbane, frutto della elaborazione fantasiosa di sonnacchiose ed estenuate pratiche quotidiane: sono le figure che popolano i sogni e gli incubi di ogni città di provincia, assediata da perimetri escludenti, da confini apparentemente invalicabili. Si fa presto a diventare personaggio, mito, grottesca macchietta, figura da carta dei tarocchi, nelle nostre periferie territoriali, nell’asfittico vivere chiuso da orizzonti limitati. La cometa portatrice di sfortuna diventa il segno più vistoso delle angosce e delle paure del vivere marginale, sempre alle prese con le incompiutezze che l’esistenza consegna a tutti noi. L’effetto più sorprendente è la descrizione di una inedita Ancona notturna che fa da sfondo un po’ misterioso e un po’ ambiguo a storie sospese tra il divertente e il maledetto. Scorci reali, autentici paesaggi della nostra città che vengono trasformati e modificati in una sorta di effetto anamorfico dalla presenza di personaggi e di gesti del tutto eccentrici. Una bella prova, interessante e ardita nella sua costruzione, che tenta a suo modo anche di interpretare cadute e slanci di un certo momento del nostro recente passato e della generazione che ne è rimasta più fortemente segnata.<br />
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<i>Horror.it</i> 05/2012<br />
www.horror.it/a/2012/05/sotto-il-cielo-di-hale-bopp-riccardo-angiolani<br />
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<i>SOTTO IL CIELO DI HALE-BOPP – Riccardo Angiolani </i><br />
<b>di Simona Bonanni</b><br />
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Interessante romanzo “gotico provinciale” con risvolti pulp-gore per un altrettanto interessante collana diretta da Eraldo Baldini per l’editore Foschi.<br />
L’autore Riccardo Angiolani, con un background di musicista, DJ e scrittore, formatosi nella cultura underground degli anni ’80 – che in questo suo scritto ha il suo bel ruolo – imbastisce una storia fatta di piccoli drammi personali, contrasti politici di periferia e vita piatta da piccola cittadina nell’Ancona di fine anni ’90, mentre in cielo scivola la nefasta cometa di Hale-Bopp, e un destino delirante e allucinato comincia pian piano a spingere i personaggi verso un viaggio senza ritorno.<br />
Joe Delirio, Berto/Berta e Pascal sono i protagonisti di un’avventura che inizia con un tipico colpetto da dilettanti che ha quasi del mitologico (il furto di un naso d’oro che arriviamo a dubitare possa realmente esistere), e che per una pessima concatenazione di eventi finisce per infognarsi in una spirale assurda di violenza, mentre tutto attorno a loro si trasforma in un incubo impregnato di sangue, materia cerebrale e amputazioni. La tragedia esplode all’improvviso, come un calcio in faccia, e si costruisce in un’alternanza di visionari flashback che aumentano la sensazione di claustrofobia e angoscia.<br />
Angiolani affonda a piene mani nei suoi ricordi di Ancona, nei tratti più spregiudicati della vita notturna, tra musica gothic anni ’80 e centri sociali, nell’horror di serie B, quello che regala secchiate di sangue senza un preciso perché, nell’assurdo tarantiniano. Tratteggia con gusto personaggi “tipo” che muove all’interno di una scacchiera sempre più articolata, a volte perdendo in approfondimento psicologico, ma spingendo comunque con efficacia sul pedale della metafora e trasformando la sua storia, per quanto a volte appesantita da qualche cliché di troppo, una una palla di fuoco che precipita alla velocità della luce verso un tragicissimo epilogo.<br />
La sua è una specie di fiaba pervertita, la rielaborazione di una quest medievale sporcata da tratti moderni e grigiamente cittadini, in cui gli eroi diventano dei problematici bulletti frustrati e disadattati, e ogni personaggio perde la sua patina d’innocenza e vive ai margini della vita, pronto ad essere semplicemente colto dal destino come una mela dall’albero delle vittime sacrificali. Un gigantesco dramma senza senso in cui ognuno è allo stesso tempo mostro e vittima, sul cui sfondo, come comete appunto, passano eventi storici e sociali altrettanto tragici.<br />
L’autore affronta solo apparentemente un tema facile, in verità mette molta carne al fuoco (anche solo a livello subliminale) e gestisce molteplici intrecci, forse non sempre al meglio, ma con schietta sincerità d’intenti, e alla fine risulta comunque capace di rovesciarci addosso sufficiente tensione senza lasciare adito al dubbio di aver creato solo dei meri pretesti per un bagno di sangue gratuito. Per le raffinatezze stilistiche aspettiamo volentieri le sue prossime prove.<br />
Sotto il Cielo di Hale-Bopp - VOTO: 3,5/5<br />
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<i>Glamour Blog - Ho un libro in testa</i> 15/05/2012<br />
http://hounlibrointesta.glamour.it/2012/05/15/riccardo-angiolani-vi-racconto-sotto-il-cielo-di-hale-bopp/ <br />
<b>di Chicca Gagliardo</b><br />
<i>Riccardo Angiolani: vi racconto “Sotto il cielo di Hale-Bopp”</i><br />
Incontriamo Riccardo Angiolani che ci racconta come e perché ha scritto Sotto il cielo di Hale-Bopp, un romanzo nato sotto il segno di una misteriosa stella cometa che ci pone una domanda: la verità è quella che vediamo da vicino o quella che vediamo da lontano?<br />
Alla fine, Riccardo ci fa leggere anche un capitolo del suo libro. Buona lettura.<i></i><br />
<i><br />IL CAOS DELLA PROSPETTIVA di Riccardo Angiolani</i><i></i><br />
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Siamo nella primavera del 1997 e in quella porzione di Universo visibile dalla tranquilla città di Ancona sfreccia luminosa la cometa di Hale-Bopp, portatrice di sventure, come vogliono alcune dicerie popolari, o forse solo freddo astro celeste, indifferente alle faccende di noi umani. Intanto, in quella stessa minuscola porzione di Terra, si consumano tragiche e comiche avventure, si bruciano amori, si perde il senno, si celebrano strani riti, si ingaggiano inseguimenti e si compiono sgangherati omicidi. Un vortice di eventi messo in moto dai tre protagonisti della storia – il dj/scrittore Joe Delirio, il delinquentello Pascal e il travestito Berto/Berto – che s’intrufolano, nottetempo, nell’appartamento dell’anziana Zenaide Mustacci per recuperare uno strano amuleto. In “Sotto il cielo di Hale-Bopp”, il mio romanzo uscito in queste settimane per i tipi di Foschi editore, la narrazione degli eventi non segue il filo cronologico, ma si dipana seguendo gli accadimenti di storie che si incrociano, ognuna delle quali porta avanti una porzione della storia principale, sfasandone in questo modo l’ordine temporale. Così, la domanda che deve porsi il lettore non è “Come andrà a finire?”, quanto, piuttosto: “Come e perché si è finiti dove si è finiti?”. Perché in fondo è questo la vita: una sequenza caotica di eventi capaci di sopraffarci, come succede ai personaggi del romanzo, e che spesso ci costringe a chiederci, spaesati e spaventati: «Ma come sono finito in questa situazione?». E questi eventi ci appaiono tanto più caotici e terribili, quanto più ne siamo protagonisti (non di rado anche involontari). Eppure, è sufficiente allontanarsi un po’, guardare il tutto da una certa distanza (spaziale o temporale), con un certo distacco e, come per magia, ecco apparire i gangli che tengono insieme le cose, gli eventi; e il mondo, che prima sembrava impazzito, riacquista, se non un senso, almeno un ordine, una spiegazione (magari di superficie) e anche una logica, per quanto talvolta stramba, inaccettabile, dolorosa. Mi viene in mente una frase di Italo Calvino, da “Il sentiero dei nidi di ragno”: «Ma è notte e le lucciole emettono intermittenti bagliori; meravigliose bestie, se viste da lontano; schifose anche loro, se viste da vicino». Ora la domanda che segue è: ma la verità è quella che vediamo da vicino o quella che vediamo da lontano? Il mondo è davvero il caos che ci investe senza pietà quando lo vediamo dal di dentro, oppure siamo noi incapaci di dare a esso un ordine perché troppo coinvolti/travolti e quindi la verità è la logica che si riesce a trovare solo guardando quegli stessi accadimenti da lontano, con la freddezza del tecnico, dell’investigatore? Pormi questa domanda è già stato faticoso; non chiedetemi di trovarne la risposta.<br />
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<br /></div>Rcdhttp://www.blogger.com/profile/06988795292937729286noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5638138630503208189.post-4489449398483747842012-02-27T09:50:00.003+01:002012-02-27T11:38:36.231+01:00Riflessione breveIn Italia c'è gente che confonde la libertà col liberismo (una larga fetta del Pd); e altra che confonde il liberismo con faccio quel cazzo che mi pare (Pdl).Rcdhttp://www.blogger.com/profile/06988795292937729286noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5638138630503208189.post-60273413553286434402012-02-27T09:47:00.002+01:002012-02-27T09:47:45.797+01:00Riflessione breveLe generalizzazioni non dicono la verità, dicono grandi bugie sulla base di una piccola verità.Rcdhttp://www.blogger.com/profile/06988795292937729286noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5638138630503208189.post-2869848778120850032011-04-28T17:54:00.014+02:002011-04-29T16:31:54.634+02:00Sui paradossi della democraziaPrendo spunto dall’articolo <i>Non c’è più tempo</i> di Alberto Asor Rosa, pubblicato il 13 aprile su “Il Manifesto”, per fare una breve riflessione sui paradossi della democrazia. Vediamo cosa scrive il professor Asor Rosa:<br />
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<i>«C’è sempre un momento nella storia delle democrazie in cui esse collassano più per propria debolezza che per la forza altrui, anche se, ovviamente, la forza altrui serve soprattutto a svelare le debolezze della democrazia e a renderle irrimediabili (…) Oggi in Italia accade di nuovo perché un gruppo affaristico-delinquenziale ha preso il potere (si pensi a cosa ha significato non affrontare il “conflitto di interessi” quando si poteva!) e può contare oggi su di una maggioranza parlamentare corrotta al punto che sarebbe disposta a votare che gli asini volano se il Capo glielo chiedesse. I mezzi del Capo sono in ogni caso di tali dimensioni da allargare ogni giorno l’area della corruzione (…) E’ stata fatta la prova di arrestare il degrado democratico per la via parlamentare, e si è visto che è fallita (…) Si potrebbe dire che oggi la democrazia in Italia si dissolve per via democratica, il tarlo è dentro, non fuori (…) La domanda è: cosa si fa in un caso del genere, in cui la democrazia si annulla da sé invece che per una brutale spinta esterna? (…) E’ arrivato in Italia quel momento fatale in cui, se non si arresta il processo e si torna indietro, non resta che correre senza più rimedi né ostacoli verso il precipizio. Come? (…) Dico subito che mi sembrerebbe incongrua una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o, ammesso che esistano, porterebbero a esiti catastrofici (…) Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale “stato d’emergenza” (…) Restituisce l’Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale. Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole.»</i><br />
<a href="http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2011/mese/04/articolo/4446">Aberto Asor Rosa, “Il Manifesto”, <i>Non c'è più tempo</i>, 13/04/2011.</a><br />
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Asor Rosa, dunque, sostiene che in Italia la democrazia stia collassando; e afferma che ciò non avviene per opera di forze esterne a essa (un golpe, per esempio), ma per via democratica, per mano di un gruppo affaristico-delinquenziale di politici democraticamente eletti grazie alla forzatura di delicati equilibri della stessa vita democratica (come il controllo smisurato dell’informazione attraverso tv e giornali). Questi politici, ora, muovendosi sul limite della legalità democratica, capeggiati da un leader carismatico e populista a cui ubbidiscono ciecamente, stanno smantellando la democrazia stessa, colpendola nei suoi capisaldi (lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, la difesa e la tutela del “pubblico” in tutte le sue forme, la prospettiva dell’alternanza di governo) al fine di garantirsi privilegi personali e assicurarsi il mantenimento del potere politico. Ciò avviene non con atti di brutale forza fisica, ma modificando in corsa, attraverso i procedimenti democratici (spesso con forzature o fantasiose e discutibili interpretazioni di questi stessi procedimenti), le regole del gioco, in modo da sfavorire, quando non imbrogliare (si veda il tentativo legale e furbesco di far saltare il referendum sul nucleare), l’avversario politico in ogni modo. Cosa fare? Una rivoluzione? Troppo rischiosa, e poi non è detto che ci siano in campo le forze adeguate per riuscire. Allora un “golpe democratico”. Sembrerebbe un ossimoro, a sentirlo così. E comunque è una parola, golpe (tra l’altro mai scritta da Asor Rosa), che fa sobbalzare sulla sedia e che al sottoscritto evoca scenari cupi, per niente rassicuranti, neppure se il colpo di Stato viene fatto per fini democratici, con la rassicurazione che, ristabilite le regole democratiche, si torna immediatamente (ma quanto immediatamente? il tempo, in questi casi, non è questione di poco conto) a votare liberamente per scegliere il nuovo parlamento e il nuovo governo. Il tutto, come immagina Asor Rosa, sotto la stretta sorveglianza dell’Unione Europea. <br />
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(Una situazione simile si sta verificando proprio in questi mesi in Egitto, dove una rivoluzione pacifica dal basso e un golpe democratico dall’alto, portato avanti dall’esercito, ha costretto l’ex presidente-dittatore Mubarak alle dimissioni. Ora la situazione è, giocoforza, nelle mani dell’esercito che gestisce la fase transitoria che porterà il popolo egiziano a nuove libere elezioni. Ma ci si può fidare dell’esercito? Non dobbiamo mai dimenticare che i soldati sono armati e rispondono a un corpo fortemente gerarchico abituato agli ordini, non alla democrazia.)<br />
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Come è intuibile, la proposta politica di Asor Rosa ha suscitato polemiche, sdegno, condanna, prese di distanza; e non solo nel campo dei manganellatori mediatici filo-Pdl, ma anche nei meno feroci ambiti dei cosiddetti moderati e persino da aree politiche amiche. D’altronde, lo scenario di un golpe, non fa certo venire in mente la primavera...<br />
Ma veniamo ora al nocciolo della questione: i paradossi e le contraddizioni del regime democratico. La legge del 20 giugno 1952, n. 645, “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione” recita:<br />
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<i>1. Riorganizzazione del disciolto partito fascista. <br />
Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, si ha <br />
riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista. <br />
2. Sanzioni penali. <br />
Chiunque promuove, organizza o dirige le associazioni, i movimenti o i gruppi indicati nell’articolo 1, è punito con la reclusione ecc ecc...</i><br />
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In soldoni: sono possibili tutti i partiti e i movimenti politici nella democrazia italiana tranne il partito fascista o un qualsiasi altro partito che alle idee del partito fascista si ispira. Non è forse una legge antidemocratica questa? Certo che lo è. Ma è vitale alla sopravvivenza stessa della democrazia. In altre parole: la democrazia, paradossalmente, deve contemplare nel proprio organismo un po’ di antidemocrazia (norme antidemocratiche) al fine di proteggere se stessa da possibili attacchi antidemocratici (non si può far competere elettoralmente un partito che, se vincesse le elezioni, abolirebbe immediatamente le elezioni stesse, bandirebbe tutti gli altri partiti e instaurerebbe di fatto una dittatura, anche se questo partito, in un determinato momento storico, fosse espressione della maggioranza del popolo). Insomma, la democrazia deve essere antidemocratica con gli antidemocratici per salvaguardare se stessa (ma potremmo anche dire che la democrazia deve avere in sé un po’ di fascismo ed essere fascista con i fascisti per non morire essa stessa di fascismo). E’ lo stesso principio della medicina omeopatica. Ma qual è il limite entro il quale - dobbiamo allora chiederci - ingerire il veleno ci rende immuni dal veleno stesso senza avvelenarci? Qual è la percentuale di antidemocrazia <i>sana</i> (chiamiamola così) che garantisce la democrazia dall’antidemocrazia (o totalitarismo)? <br />
Detto questo, torniamo dunque al nostro punto di partenza, ovvero all’articolo di Asor Rosa, e non si può che restare perplessi osservando lo sdegno e il clamore suscitati da un’ipotetica forzatura delle regole democratiche per salvaguardare la democrazia, quando la stessa democrazia, nelle sue leggi già in vigore, nega in parte se stessa per salvare se stessa. Insomma, in punta di principio non c’è molto di cui scandalizzarsi. Le questioni, semmai, sono altre. Prima fra tutte: siamo davvero in una situazione così grave per cui si ha la necessità di una soluzione così altrettanto grave? E se sì: quanto profondo e incisivo deve essere l’intervento, ovvero, per tornare alla metafora omeopatica, quanto veleno possiamo iniettare senza rischiare di ammazzare la nostra democrazia? E chi dovrebbe fare il medico? E chi il dirigente dell’azienda ospedaliera? Una serie di interrogativi di non poca importanza, perché da essi dipendono la sopravvivenza o meno del nostro paziente. Asor Rosa ritiene la nostra democrazia moribonda e quindi, a suo avviso, l’intervento eccezionale sarebbe auspicabile; e indica anche un possibile medico (carabinieri e polizia). Ma ecco sorgere altre domane e altri dubbi: si tratterebbe di un’iniziativa tutta in mano ai militari (polizia, carabinieri ecc ecc), da loro cioè decisa e condotta, oppure la regia spetterebbe a una istituzione democratica? E quale istituzione democratica potrebbe arrogarsi il diritto di somministrare il farmaco: la Magistratura? il Capo della Stato? la Corte costituzionale? la Corte dei conti? Ma, soprattutto, ci sono oggi in Italia uomini di altissimo rigore morale e di provata fede democratica nelle cui mani possiamo noi mettere, in piena fiducia, il bisturi con cui salvare il nostro futuro democratico? <br />
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Linkografia<br />
<a href="http://www.ilgiornale.it/interni/attenti_ce_sinistra_che_incoraggia_golpe/14-04-2011/articolo-id=517328-page=0-comments=1">Giuliano Ferrara,"Il Giornale", <i>Attenti, c'è una sinistra che incoraggia il golpe</i>.</a><br />
<a href="http://youtu.be/tR5XMnzOuEc">Giuliano Ferrara, Rai 1, <i>Radio Londra</i>.</a> <br />
<a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/18/asor-rosa-la-follia-come-liberazione/105080">Furio Colombo, "Il Fatto Quotidiano", <i>Asor Rosa, la follia come liberazione</i>.</a><br />
<a href="http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20110414/manip2pg/10/manip2pz/301315">Pierluigi Sullo, "Il Manifesto", <i>Non esistono «dittature democratiche»</i>.</a><br />
<a href="http://archiviostorico.corriere.it/2011/aprile">Pierluigi Battista, "Corriere della Sera", <i>I Fantasmi della Sinistra e l’Uso delle Parole esplosive</i>.</a><br />
<a href="http://lastanzadicandaules.blogspot.com/2011/04/cum-grano-salis-ancora-sul-paradosso.html">La stanza di Candaules, <i>Cum grano salis: ancora sul Paradosso della democrazia</i>.</a>Rcdhttp://www.blogger.com/profile/06988795292937729286noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5638138630503208189.post-83348049976063744442011-04-27T11:34:00.004+02:002011-04-30T18:05:15.814+02:00Sulle parole del processo lungoSi è detto molto sull’uso delle parole in politica fatto dalla destra di Berlusconi. Per esempio, si è parlato dello “scendere in campo” come a indicare un arrivo dall’alto nell’agone politico (che è ben diverso da un "prestarsi al servizio di"). Al suo ingresso nella politica, nel 1994, Berlusconi parlò di “azienda Italia” , e già da subito si doveva capire quali sarebbero state le sue mosse future. Perché se l’Italia è una azienda, chi sta al vertice dell’azienda ne è il proprietario o l’amministratore unico e non il primo ministro, cioé un uomo al servizio dello Stato (e questo spiega bene il fastidio di Berlusconi per le altre istituzioni); e i cittadini, nel migliore dei casi, sono dei dipendenti, con tutto ciò che ne consegue. Non dimentichiamo, tuttavia, che già da tempo veniamo più spesso considerati, invece che cittadini, consumatori. <br />
Ma entriamo nello specifico del dibattito di queste settimane sul processo breve e i suoi derivati. Come sempre, il governo Berlusconi è abile nel fare equilibrismi lessicali. L’equivoco di fondo, con cui si vuol far credere che l’Europa chiede un processo breve e che questo processo breve è un bene per tutta la collettività che lo reclama a gran voce, sta tutto nella scelta dell’aggettivo con cui è posta la questione: il processo è <i>lungo</i>. Perché se il processo è <i>lungo</i>, la soluzione sarà un processo <i>breve</i>; e se la soluzione è un processo <i>breve</i>, allora le scelte strategiche dovranno mirare a rendere più corto il tempo a disposizione dei magistrati per fare il processo (di qui la prescrizione breve e le altre proposte in discussione). Che poi questo sia fonte di giustizia ingiusta e che aggravi le carenze del nostro sistema giudiziario, non è questione che importi, a quanto pare. Ma se noi cominciassimo a chiamare le cose con il proprio nome, a smascherare le ambiguità e a diradare la nebbia dell’equivoco, salterà subito all’occhio come, da parte di qualcuno, si sia artatamente creata confusione attorno all’argomento col fine di confondere i meno attenti. Dunque: proviamo a sostituire l’aggettivo <i>lungo</i> con l’aggettivo <i>lento</i> e vediamo cosa succede. Se il processo non è <i>lungo</i>, ma è <i>lento</i>, ne consegue che non gli si opporrà come soluzione un processo <i>breve</i>, ma un processo <i>rapido</i>; questo comporterà così una diversa metodologia per risolvere la questione, che sarà finalizzata non ad accorciare i tempi a disposizione, ma ad aumentare le risorse (in termini economici, di personale, di attrezzature e così via) affinché il processo termini nei tempi prestabiliti (con l’assoluzione degli innocenti, la condanna dei colpevoli, il risarcimento delle vittime, insomma: la <i>giustizia</i>) e non cada in prescrizione. Come appare chiaro, è sufficiente sostituire l’aggettivo <i>lento</i> a <i>lungo</i> per avere risultati diametralmente opposti e, quindi, soluzioni opposte e opposte ricadute sulla società. Ci si chiederà: ma è possibile che il Governo non se ne sia accorto? Possibile che siano tutti così poco avveduti da inciampare in un banale problema di aggettivi? Il fatto è che a Berlusconi un processo rapido fa orrore! Processo rapido significherebbe che i processi che lo vedono imputato andrebbero a buon fine, rivelandoci, finalmente, la sua innocenza o la sua colpevolezza. Il processo, per Berlusconi, deve essere <i>necessariamente</i> breve, così breve, possibilmente, che non si riesca neppure a celebrarlo. E comunque, nel caso, alla difesa si dovrà dare la possibilità di rallentarlo il più possibile, pur di farlo andare in prescrizione (si veda in proposito l’emendamento del capogruppo Pdl in commissione Giustizia, Franco Mugnai, al ddl sul “giudizio abbreviato”, che consente alla difesa di presentare elenchi infiniti di testimoni; e prevede che una sentenza passata in giudicato non potrà più considerarsi prova definitiva in un processo). Insomma, non è una formalità, ma una questione di qualità.Rcdhttp://www.blogger.com/profile/06988795292937729286noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5638138630503208189.post-77802679000005843652011-04-14T11:25:00.007+02:002011-04-27T11:19:34.759+02:00Provo ad aprire un blogProvo ad aprire un blog. E lo intitolo <i>Ripensandoci</i>. <br />
Il "ripensarci" è una mia caratteristica. Forse un difetto. O magari un pregio. Sì, un pregio, perché il ripensare è il mio modo per prendere tempo, per riflettere con calma, per ragionare a freddo, al riparo da fuorvianti pulsioni emotive. Un affidarsi alla ragione, alla razionalità, alla logica ferrea e matematica. Senza mai dimenticare che alla fine siamo uomini, non funzioni. Ecco, questo faccio quando "ripenso". Ma a dirla tutta, fuori da ogni nobile alibi, il mio "ripensare" è anche una latitanza, il segno di una carenza: l'incapacità, in una situazione data, a una pronta reazione. Magari emotiva e sconclusionata, confusa anche, ma, almeno nell'immediato, efficace: per parare colpi, evitare buche, soccorrere, attaccare, difendersi...<br />
Comunque sia, resta l'atto del ripensare: alle cose viste, agli eventi vissuti in prima persona e no, alle parole dette o non dette ma che avrei voluto dire, a quelle ascoltate o che avrei voluto ascoltare o non ascoltare, a ciò che ho fatto o non ho fatto; a ciò che ho subito, magari in silenzio, in nome di un malinteso senso di responsabilità, quando, non addirittura, di superiorità.<br />
Un blog di rovelli e seghe mentali, dunque?<br />
No. Anche perché difficilmente parlerò del mio privato. <br />
Ora le domande sono: chi mai leggerà queste pagine? E perché dovrebbe leggerle? <br />
Alla prima non so rispondere. Alla seconda non posso, se non altro per una forma di eleganza. In ogni caso, a coloro che che si imbatteranno in questi scritti auguro una buona lettura. Io farò del mio meglio per non annoiarli.Rcdhttp://www.blogger.com/profile/06988795292937729286noreply@blogger.com0